STRATEGIE DEL CALCIO, CHI DI SPADA FERISCE …

Le dimissioni del Presidente della Lega di Serie A sono arrivate ieri in modo fragoroso e clamoroso nel panorama della governance del nostro calcio.
Dimissioni che, come dirò fra poco, sono frutto di strategia. Di finte opere di pulizia e aprono mesi di crisi enorme in capo alla Lega di A che è l’unico motore vero del nostro calcio, al quale si attaccano tutti.  Tutte le Leghe minori (in modo meno accentuato la Lega Dilettanti) compresa la Federcalcio che solo per miracolo ha un po’ aggiustato i conti del 2019 (meno 9,1 milioni) grazie ad un inaspettato regalo della nuova società Sport e Salute diretta da Rocco Sabelli.

Ed allora io, con i Graffi, che forse solo qualche giorno fa avevo criticato le modalità di elezione di Micciché alla guida della Lega di Via Rosellini, riportando qualche passo delle insolite modalità di voto, voglio offrire ai lettori qualche spunto di riflessione un po’ diverso dalle semplici dimissioni del Presidente e, nel contempo, invitare il capo dello Sport italiano ad essere meno diplomatico.

La guerra è guerra e allora vale la pena di capire un po’ meglio le situazioni.

Partiamo da un dato.
Le modalità delle elezioni di Micciché non sono state corrette nella forma.
Ho letto il verbale, con i Graffi cerco sempre di essere informato in modo diretto, visto che sono tanti anni che frequento il Palazzo e non mi piacciono solo le chiacchiere o i sentito dire.
Visto che il buon Gaetano era ed è un esponente di Rizzoli – Corriere della Sera e quindi in potenziale conflitto di interessi, per superare l’impasse occorreva il voto unanime dei 20 Presidenti di Serie A. Impresa difficilissima visto che sono venti teste calde, umorali, poco lungimiranti.

Basterebbe citare Preziosi o Cellino o De Laurentis per capire come fosse difficile un plebiscito.

Il buon Malagò, che forse ha una visione un po’ più lungimirante (non a caso scelse di fare il Commissario di Lega e non del baraccone federale) dopo aver scelto un manager abile come Micciché tentò di forzare la mano e di arrivare ad una elezione per acclamazione.
Giustamente Gerardo Mastrandrea, giudice amministrativo più che Giudice Sportivo e Ezio Simonelli, Presidente del Collegio Sindacale, fecero notare che lo Statuto, come è usuale, per le elezioni prevede lo scrutinio segreto. Il tutto nel silenzio dell’Avvocato Ruggero Stincardini, legale da sempre della Lega per meriti sconosciuti, che fungeva da Segretario.
Insomma, visto il chiaro tenore della norma come direbbe appunto un legale, che io non sono, si fece la votazione per scrutinio segreto.
Ahia, ahia.

Siamo sicuri che qualche guastafeste nella Lega di Serie A c’è sempre. Per antipatia. Per spirito di contrapposizione.
Sta di fatto che ho notizia che almeno due Presidenti, diciamo del Nord (non faccio nomi) decisero di non votare Micciché.
Il buon Giovanni, consapevole che fosse necessario dare una “governance” al motore trainante del nostro calcio, forzò la mano e dopo le operazioni a scrutinio segreto fece “uscire” il buon Baldissoni della Roma, suo amico. Baldissoni disse che aveva votato Micciché, che tutti lo avevano votato, che non c’era bisogno di scrutinare le schede.
Nessuno osò contraddire per non scoprirsi e quindi elezioni finite. Viva Micciché.
Le schede vennero conservate per i posteri.
Certo la forzatura era enorme. Prevedere le elezioni a scrutinio segreto vuol dire che poi le schede vanno aperte e verificate.
Quanto ci si mette a leggere 20 schede e proclamare il vincitore? Pochi minuti.
Si insedia quindi il buon Micciché e nel frattempo lo Statuto viene cambiato e quindi oggi basterebbe una maggioranza per eleggere il Presidente.

Tra l’altro personaggi come Micciché o l’amministratore delegato De Siervo sono manager veri, non come il bell’abbronzato Gabri, dedito agli autoproclami, alle managers (rigorosamente al femminile) e a piazzare gli amici.

Scoppia poi il conflitto fra Malagò e Sabelli sulla gestione dei soldi pubblici. La politica decide che è meglio far gestire il malloppo per le Federazioni a Sport & Salute S.P.A.
Ma come, il CONI, il CIO, le Olimpiadi vinte da Milano-Cortina?
Niente da fare Malagò, abbiamo deciso di azzerarti.

Di fronte ai soldini da spendere (da sperperare dico io) uno dei primi Presidenti che si schiera a favore di Sabelli e contro Malagò, indovinate un po’ chi è stato? Ma si, Gabri, avete capito bene.
Mossa inopportuna. Poco istituzionale. Poco rispettosa delle norme.
Il dissidio CONI-Sport & Salute è una bomba nucleare e ogni giorno ce ne è una.
Lo stesso Malagò, abilmente e sensatamente, propone come mediatore Gianni Petrucci, storico Presidente del CONI, oggi Presidente di Federbasket. Uno che ne ha visti di tutti i colori e che certamente poteva essere d’aiuto.
Indovinate un po’ chi ha osato (non riesco ad usare un’altra espressione) opporsi? Ma si Gabri, ancora lui.
Un piccolo personaggio, che ha dimostrato in Lega Pro la propria incapacità gestionale. Che come massima carica ha fatto l’accompagnatore dell’under 21. Che si è trovato eletto a Presidente Federale per mancanza di prove, si oppone alla nomina di un Gianni Petrucci, che vanta un curriculum, di dirigente sportivo, 100 volte superiore a Gabri? Incredibile.

Casualmente, poi Sabelli regala 6,3 milioni di Euro di soldi (pubblici) a Gravina e scoppia, sempre casualmente, il “bubbone” della elezione di Micciché.
Era il 18 Marzo 2018. La Lega è stata completamente trasformata.
Si è liberata di persone e dirigenti (tutti puntualmente finiti in Federcalcio).

Che senso ha, dopo un anno e mezzo, investigare su una elezione (formalmente irregolare per carità), ma per la quale nessuno degli aventi diritto (cioè le società di A) ha mai osato dire nulla.
Il suo vero obiettivo, per cui insolitamente la Procura Federale apre un fascicolo (ma poteva?), è evidente, chiarissimo.
Quale trasparenza ed etica? Della quale si riempiono la bocca personaggi improbabili come Gabri ed il suo grande elogiatore Ghirelli.
Le due peggiori gestioni della storia di Federcalcio e Lega Pro, sfido chiunque a dire il contrario.
Insomma, il Procuratore Federale apre l’inchiesta con l’unico obiettivo di colpire non Micciché, ma si, lui, Giovannino.

Malagò era il Commissario. Malagò aveva proposto un manager vero (altro che il povero minuscolo Gabri) e quindi lo metto nel mirino.
Prima che arrivi il deferimento e di una possibile battaglia giudiziaria il buon Micciché, prende carta e penna e si dimette e buonanotte a tutti.
E così il giocattolo si rompe, arriverà un commissario, nuove elezioni, la battaglia sui diritti televisivi continuerà.
Contento Gabri? Che lungimiranza, che grande stratega …
Io, con i graffi, non ci sto. Dico la mia senza remore.
E, nel contempo, invito Malagò a non essere superiore. Almeno per questa volta.
Qui è in ballo la credibilità del CONI e della più grande federazione (minuscolo) governata da piccoli personaggi, asserviti alla politica.
Allora un suggerimento e un invito.
Primo: la Lega va commissariata per arrivare a rapide elezioni ma, anche se è vero che la decisione spetta alla Federcalcio, si imponga un nome da parte di chi è il capo di tutte le Federazioni.
Lo faccia nuovamente Lei il Commissario. Anche se il pasticcio si è verificato sotto la Sua mano. Non abbia timore.
Oppure se proprio non è possibile, nomini un personaggio forte, autonomo, non lasci la scelta a Gabri, per carità. Subito si è affrettato a convocare un Consiglio Federale domani. Vorrà portare un altro della sua banca?

Secondo: ripaghi Gabri con la stessa moneta.
Faccia aprire un bel fascicolo alla Procura Generale del CONI con ad oggetto la Federcalcio. Guardi che ce ne è di tutti i colori.
Ragazze assunte con stipendi da favola e senza esperienza.
Figli raccomandati che dovrebbero gestire strutture, non gestibili, come il Salaria Sport Village.
Amici nominati come il Presidente COVISOC, con dieci giorni per inviare i curricula e designati per interesse personale perché Presidente di BCC dove sta il nostro Gabri (e la COVISOC decide delle iscrizioni al Campionato ed è un organismo previsto da una legge dello Stato).
Si è passati da un professore universitario (Cesare Bisoni) ad un modesto dirigente di banca, senza nessuna cognizione di norme sportive come questo Maurizio Longhi (ma che c’azzecca con il calcio?).

Per non parlare delle mancate costituzioni di parte civile quando era presidente (sempre minuscolo) della Lega Pro, che hanno creato un danno di soldi e di immagine. Della mancata sorveglianza della stessa Lega Pro, ridotta ai minimi termini da un soggetto che non si capisce che compenso si sia dato e con un bubbone sulla sede per la quale paga sia un mutuo che l’affitto. Il primo ad una banca attraverso la Calcio Servizi e il secondo ad una curatela fallimentare che è la vera proprietaria del bene.

Non abbia timore Presidente Malagò, chiami il Procuratore Generale dello Sport.
Il Dottor Taucer è un prefetto. Vedrà come Gabri spende i soldi pubblici e come gestisce la Federazione.

Chi di spada ferisce …