SI PUNTA SUI GIOVANI … FINO A QUANDO CONVIENE
Da quanto la Nazionale azzurra ha fallito clamorosamente la qualificazione ai mondiali in Russia, all’interno del movimento calcistico italiano, con a capo i vertici federali, si sono fatti i soliti proclami. Bisogna ripartire (ricostruire) dai giovani.
Per riaprire un nuovo ciclo e rilanciare il nostro calcio, si è deciso di sposare la linea verde, scelta che anche il ct della Nazionale, Roberto Mancini, sta portando avanti con grande coraggio. Altrettanto è avvenuto con i club di Serie A, anche tra quelli più importanti, che non sono soliti a questa linea politica.
Molte società stanno puntando su questi ragazzi, anche con ottimi risultati, dimostrazione che se si vuole è possibile. Fatta questa considerazione, torna però a dominare il fattore economico che, come sempre, va a smentire il tutto. I giovani talenti italiani, una volta lanciati a grandi livelli, finiscono nelle mani di agenti (scaltri) che vedono in loro esclusivamente una fonte di guadagno.
Potremmo citare tanti esempi, ma l’operazione che ha portato il giovane attaccante, Patrick Cutrone, dal Milan al Wolwerhampton per 22 milioni di euro, bonus compresi, dovrebbe far riflettere. La cessione di questo ragazzo, cresciuto nel vivaio rossonero, verrà probabilmente rimpiazzata con l’arrivo di un suo coetaneo straniero, il portoghese, Rafael Leao. Dal Lilla per 35 milioni, una cifra non certo irrisoria.
A prescindere dalle caratteristiche tecniche dei due giocatori, restiamo perplessi su questo tipo di operazioni che vedono i nostri talenti espatriare per essere sostituiti, in Serie A, da promesse straniere che, molto spesso non sono di qualità superiore.
Tutti bravi a riempirci la bocca parlando di giovani talenti, quando poi non esitiamo a cederli al primo offerente, giusto per accordarsi con il Raiola o il Mendes di turno. Vogliamo pensare che la partenza di Cutrone sia solo un caso isolato, ma nella realtà è l’ennesimo modo contorto per poter realizzare plusvalenze agevolando, al tempo stesso, l’assistito di quel determinato agente.
Molti dei nostri giovani catapultati in campionati all’estero, tendono a non confermarsi ad alti livelli, con il rischio di fare una carriera al di sotto delle aspettative, mentre la promessa straniera impara molto dal nostro calcio e viene valorizzato. Abbiamo un modo molto particolare di credere nei giovani, perché una volta che gli interessi di agenti e società prendono il sopravvento, le belle parole vanno a farsi friggere.
Il calcio inteso come business, dove non conta più il gioco in sé , ma l’utile che si può ricavare sulle spalle di giovani calciatori, i quali hanno l’unica la “colpa” di essere pedine in mano a degli opportunisti che operano senza alcun controllo. Al solito, facendo riferimento ad una famosa battuta del grande Robert De Niro, “Siamo solo chiacchiere e distintivo”.