Reggina: l’assoluzione dai peccati ed il santo a cui votarsi

Questa è la Reggina. Una mostra intitolata “La Storia Amaranto” prenderà il via nel pomeriggio, in pieno centro cittadino a Reggio Calabria. Non è una maniera per alimentare divisioni, ma solo un’occasione per dare risalto a ciò che è stato costruito in oltre 100 anni di percorso calcistico. Complimenti ad Antonio Girella, presidente di una squadra di calcio a cinque, che la scorsa estate ha presentato un’offerta per affittare i beni materiali ed immateriali della gloriosa Reggina Calcio. Ed oggi li valorizza, mostrandoli alla città.

O prima, o durante o dopo tale rassegna, chi ha a cuore le sorti della Reggina disporrà di sette mesi di tempo per riorganizzarla, rigenerarla, ridarle vita. Possibilmente con basi solide. Il riferimento è sempre a ciò che rimane della Reggina Calcio, dato che da lì serve ripartire o con una nuova affiliazione oppure con un cambio di denominazione sociale per il Reggio FC che ne ha ereditato i beni (ma solo in affitto annuale). Senza storia non si va da nessuna parte.

L’ideale sarebbe unire le indiscutibili ed ampiamente dimostrate capacità manageriali di Lillo Foti, assieme alle disponibilità finanziarie, all’esuberanza ed all’ambizione della famiglia Cosentino (il papà Giuseppe con la figlia Gessica). I punti in comune sono la passione e, purtroppo, qualche vicissitudine giudiziaria però sempre più prossima a risolversi.

Per quanto riguarda Giuseppe Cosentino, non c’è una tempistica certa riguardo gli sviluppi dell’inchiesta Moneygate. Probabilmente è l’unico ostacolo che gli impedisce di rituffarsi nel mondo del calcio. È il tifoso più ricco della Reggina. Merita di uscirne al più presto, ma soprattutto di uscirne pulito. Le varie telefonate di incoraggiamento, a volte anche di adulazione, ricevute ogni volta che si mormora di un suo “sbarco” a Reggio Calabria (lui è di Polistena, cittadina nella Piana di Gioia Tauro), rappresentano un esempio tangibile: di presidenti come lui, nel calcio ce ne sono pochi.

Chi sta per ricevere l’assoluzione è Lillo Foti. Il suo trentennio alla guida della Reggina rappresenta di gran lunga il miglior periodo per gli amaranto. Si è concluso con una mancata iscrizione ed un fallimento. Ne sono derivate inchieste, come è sacrosanto che sia. Si va verso il nulla di fatto, com’è giustissimo che sia quando il fatto non è avvenuto o non ci sono prove. Anzi, sull’inchiesta che ha colpito il Sant’Agata potrebbe anche chiedere i danni. I reggini si ricordino che l’Ascoli, per un bel po’, non è stato più lo stesso dopo Costantino Rozzi. E che il Pisa, dopo Romeo Anconetani, la Serie A l’ha vista col binocolo.

Se la Reggina è diventata grande non lo deve ad un magnate, come magari accade adesso in piazze di dimensioni più ridotte, bensì alla passione di una società cui non è stato perdonato qualche anno di buio. Proprio per le indiscusse capacità di cui sopra, è stato inaccettabile per la tifoseria amaranto non vedere più un Foti in grado di tirare fuori il meglio da ogni singolo calciatore. A tre anni e mezzo dal suo addio forzoso… giudicate voi. Ed attenzione: al peggio non c’è mai fine. In buona sostanza: magari tornasse al buon Lillo la voglia di regalare un’altra gioia, che ad oggi sarebbe rappresentata da un ritorno in B nel giro di tre anni.

Per quanto riguarda chi sta portando avanti il calcio professionistico oggi a Reggio, con il nome Urbs Reggina, massimo rispetto ma a tutto c’è un limite. Emanuele Belardi, portiere scelto tra i quattro invitati per un Reggina-Bari che doveva aprire le celebrazioni sul centenario, si è dimesso dalla carica di responsabile del settore giovanile. Con lui vanno via anche alcuni allenatori. Le dimissioni annunciate dal vertice societario il 14 novembre, di fatto non sono ancora arrivate. Si mormora che lo scettro passerà di padre in figlio. Si sono accorti che il regno li ha abbandonati da un pezzo?