QUANTO VALE LA PAROLA DI GHIRELLI?

Scrivo da Taranto, la culla della Magna Grecia. Fin dai miei primi studi ho imparato che  gli antichi Greci sostenevano che quella di amare (e conoscere) la parola fosse un’arte. Che tale arte dovesse chiamarsi “filologia”, appunto “amore per la parola”.

Fu Alessandria d’Egitto, fin dal III sec. a.C., con la sua celebre biblioteca e la sua scuola di dotti (tra gli altri Callimaco, Eratostene e Apollonio Rodio) la sede dei più importanti studi del genere. Volti a ricostruire e commentare (e del pari conservare) gli antichi testi. Furono poi Pergamo e l’antica Roma a continuare gli approfondimenti e a seguirne le evoluzioni. Fino al diciannovesimo secolo. Passando attraverso l’Umanesimo. Quando la filologia divenne una vera e propria disciplina di studio. Tuttora praticata nelle migliori università del mondo.

La “parola” con il tempo ha assunto anche il significato più generale di “discorso” o di “messaggio” (il Vangelo è la parola di Dio, il verbo si è fatto carne, cioè la sapienza divina si è materializzata in un corpo) ,”contenuto”  (basta una sua parola è tutto è chiarito) ,”opinione” (vorrei dire una parola al proposito), la “parola” si è evoluta rispetto al valore semantico originario di “logos” e si è adornata di più accezioni e significati.

Ma la parola ha conservato la sua sacralità. Come nel caso della “parola data”.

Ciò che si dice è sempre ciò che gli altri pensano che faccia chi l’ha detto. Chi viene meno rispetto alla parola data è un inattendibile fanfarone. Chi viene meno rispetto alla parola detta è un chiacchierone. Un cultore della chiacchera, che, rispetto alla parola, è qualcosa senza valore.

Quante volte ci siamo lamentati per il venir meno agli impegni presi (e quindi alla parola data) da parte dei politici? Un’infinità.

Tanto che, nella dimensione collettiva e popolare, l’uomo politico non gode (salvo pochissime eccezioni) della fiducia sempiterna della gente. Sempre prevenuta nei suoi riguardi. Proprio per l’innata propensione non tanto a non rispettare la parola data, ma piuttosto a tradirla. A tradirne il significato che aveva quando fu pronunciata. Quando fu data in pasto al popolo, in cambio del voto ad esempio.

E come i politici fanno tutti coloro che, messi a capo di una qualche istituzione o di un centro di potere per essi interessante, blaterano blaterano…  Usano parole per fare discorsi di ammaliamento. Dicono dicono, ma poi non fanno, oppure fanno il contrario.

Illustre campione di tal vergognosa disciplina è certamente Francesco Ghirelli. Apprese  l’arte del raccontar balle circa un trentennio fa. Almeno a giudicare da quanto ha fatto. Meglio dire che fa tuttora, come presidente della Lega Pro. Tanto da rendere un’immagine più adeguata, dello stato di cose del carrozzone Lega Pro che Ghirelli ha portato allo sbando.

Come il Papa e Mattarella, Conte o la Casellati. Il vecchietto da Gubbio ha tenuto una sorta di discorso di fine anno (nemmeno fosse il presidente della Lega di serie A o di serie B, che infatti non hanno tenuto alcunché). Con un’intervista al solito sito suo agiografico. Rilasciata al di esso direttore, tal Cardia che si firma Ivan (vedi foto qui sotto) e fa il fiorentino, ma che invece si chiama Ivanoe Fernando ed è nato a Bari (il giornalista che prende il nome d’arte giusto ci mancava, ma fa pendant con Ghirelli, più finto di una moneta da 50 centesimi di euro).

Ghirelli è ormai certo della sua rielezione a presidente della Lega Pro per il prossimo quadriennio . Solo perché nessun altro si è candidato. Sarà interessante vedere con quanti voti riuscirà nell’impresa. Quanti si asterranno e quanti voteranno contro. Si dovrà confrontare il quadro dei risultati con quello di due anni or sono e, soprattutto, con quello dell’elezione al massimo soglio calcistico fiorentino di Gabriele Gravina, quattro anni fa.

Dirà qualcuno, ma che c’entra l’elezione di Gravina di quattro anni fa? C’entra, c’entra perché anche i sassi sanno ormai che il principale artefice della probabile rielezione di Ghirelli e soprattutto della sua corsa in solitaria (unico modo per poter essere rieletto) è proprio l’attuale presidente della Federcalcio. Gravina si è speso con tutte le sue forze per spianare la strada a Ghirelli. Infatti solo così, con il pupo a capo di via Jacopo da Diacceto, può stare sicuro che la Lega Pro lo sosterrà nella corsa alla rielezione a capo di via Allegri.

Ghirelli infatti ha già espresso alcune settimane or sono il gradimento della Lega nei confronti di Gravina (senza attendere l’assemblea, peraltro, e quindi in maniera irrituale ed irrispettosa dei regolamenti). Gravina non ha indugiato a ricompensare i presidenti di serie C con le solite promesse di aiuti a pioggia e contributi (e questi, ormai sull’orlo del fallimento, ci sperano davvero).

Gravina è il primo a sapere che la gestione Ghirelli è stata in questi due anni disastrosa e scellerata. E’ il primo a mostrare insoddisfazione e insofferenza per le numerose iniziative strampalate. Per le molteplici gaffes di quello che un tempo fu suo alleato. Al quale proprio quattro anni fa voltò le spalle in occasione delle elezioni. Per sostenere uno sconosciuto commercialista toscano. Quello che poi non prese neppure quelli che nelle elezioni locali si definiscono “i voti dei parenti” . Gravina perdonò Ghirelli una volta ed ora gli torna ancora comodo. Una sorta di “utile portaborse”. Un tipo con poche qualità, o addirittura nessuna, ma che può servire, sia pure a poco e per poco. Come un cerotto su una gamba di legno.

Ovviamente, l’ “utile portaborse”, essendo tale, non ha alcuna idea di quale sia lo scopo per cui lo si tiene in piedi. Quindi si comporta come se nulla fosse. Appunto da portaborse. Nella sua intervista già citata (uno sproloquio inenarrabile) Ghirelli parla di vaccini e stadi aperti a fine gennaio. Certo che ci vuole una bella fantasia. Tipica di chi non capisce dove si trova. Del credito d’imposta. Che continuo a ritenere dipinto da Ghirelli (ai presidenti) per quello che non è. Cioè un aiuto.

Ma quale aiuto dico io, che riguarda contratti di sponsorizzazione inesistenti.

Alzi la mano chi ne può vantare di veri e consistenti in questa fase drammatica dell’economia e per un periodo di tempo limitato!. Della partita tra Casertana e Viterbese (una delle pagine più vergognose del campionato) che probabilmente avrà strascichi giudiziari. Anche in relazione alla condotta tenuta dalla Lega Pro che ha fatto disputare una gara con tre positivi in campo. Di Eleven Sport e della farsa delle partite pagate dagli abbonati, ma non trasmesse sulla piattaforma per via un attacco hacker che per ora appare nebuloso e fantomatico.

E poi cerca di fare il sarcastico (ma l’effetto come al solito è pietoso) con chi lo critica. Formulando “auguri e buon viaggio” che francamente non si sa cosa voglia dire. Sembra il Grande Puffo, investito della leadership, che si esagita con le sue manie di grandezza e i suoi deliri di onnipotenza.

Lascio ai miei amici lettori interpretare il video qui sotto. Una “caricatura” che balla sulle rovine della “sua” Lega Pro. Il video è suo, non me lo sono inventato. Lo ha messo in rete lui. Senza alcun rispetto sul momento di crisi generale (sanitaria e finanziaria) che si sta attraversando. Povero il mio vecchietto da Gubbio!

Ha 546 anni. Forse è per questo che i Puffi gli lasciano fare ogni cosa. Anche le piu’ ridicole. Senza  neppure contraddirlo.

Ah, dimenticavo!

Ha pure asserito di non avere scheletri nell’armadio. Avrà guardato veramente bene dappertutto?