LIVORNO NEL TRITACARNE DEL VECCHIETTO …GRAVINA “CANDIDA” VULPIS?

Ricordate? Mai più casi Pro Piacenza, mai più casi Rieti, mai più casi Trapani. Lo promise a suo tempo il vecchietto da Gubbio, alias Francesco Ghirelli. Mentiva, spudorato, sapendo di mentire.

Attenzione però perché oltre quelle sono certo di aver dimenticato qualcosa.

Di certo, in ogni caso, non dimentico il refrain, vuoto di contenuti, che ritualmente viene blaterato dai vertici della Lega Pro e della Federcalcio. Refrain che viene pedissequamente smentito dai fatti. Accade tutte le volte che salta qualche “carrozzone”. Di quelli ammessi inopportunamente al campionato.

Al ripresentarsi ormai ripetitivo, sul palcoscenico della sgangherata Lega Pro, di qualche avventuriero che massacra le società di turno, agonizzanti, per inferire loro il colpo di grazia. Il tutto nell’indifferenza più assoluta di Federcalcio, Lega e competenti organi di controllo (?). All’insegna del “prego si accomodi”.

Fortunatamente però esistono anche le Procure della Repubblica, che non guardano in faccia a nessuno. Che presentano, quasi subito, il conto ai bancarottieri di professione (ne sanno qualcosa i Tuttolomondo, si aspettano al proposito novità da Cuneo e Piacenza, fronte Pro), perché se aspettiamo il vaccino anti-intrallazzatori, promesso in occasione di ogni caporetto societario dai vertici federali, stiamo freschi. Leggasi black list e altre amenità del genere rimaste solo sulla carta. Secondo lo stile tipico di questi fanfaroni che governano il calcio. 

L’esperienza dei Graffi (esperienza di vita e di sport) aveva consentito, nelle scorse settimane, di prevedere il futuro. Purtroppo a tinte fosche per il Livorno. Il glorioso club del calcio nostrano è finito nel giro di poche settimane, in più mani. Tutte comunque scivolose e inaffidabili.

Ora arrivano le scadenze ed inizia il teatrino. Messe in mora, giocatori pagati a metà, l’Associazione Italiana Calciatori tirata in ballo, a sproposito, dal prode Mariani. La sceneggiata continua e non fa presagire, in assoluto, nulla di buono.

Una vergogna il silenzio assoluto sulla vicenda da parte del presidente in scadenza (meglio dire scaduto) della Lega Pro. Nemmeno una parola per stigmatizzare le vicende.

Non che le parole del vecchietto da Gubbio (ma si il solito Ghirelli) abbiano sempre un senso, ma almeno una presa di posizione pubblica e chiara sarebbe quantomeno doverosa. Invece nulla. Niente ora e niente nelle scorse settimane se non un appello a Spinelli perché salvasse la barca. Appello ridicolo perché rivolto a chi, dopo ventuno anni, non ha più nessuna voglia di accollarsi i molti oneri ed i pochi onori di una compagine passata dai fasti della serie A al girone infernale della terza serie.

Il vecchietto da Gubbio e la sua governance. Mamma che dolori!

Hanno dimostrato di non possedere qualità. Di non avere nessuna capacità di vietare la partecipazione, in club di serie c (ovviamente minuscolo), a personaggi che già hanno dato, in termini negativi in altre esperienze disastrose. Che hanno affondato squadre e società. Mai più Pro Piacenza, Rieti e Trapani aveva … “cantato”, gonfiando il petto, il vecchietto da Gubbio. Peccato (per il sistema) che le sue note erano tutte stonate.

Ghirelli il nulla assoluto.

A cosa servono un presidente, uno staff, una governance, un consiglio direttivo se nessuno di questi soggetti è in grado di salvaguardare la struttura? A nulla, non servono a nulla.

Come se non bastasse, il Covid continua a picchiare duro. Mette a rischio il proseguimento del campionato. Soprattutto mette a rischio la sopravvivenza anche delle società virtuose, le cui casse piangono. Ma ai suddetti soggetti, chiamati a dirigere la Lega, non è mai balenata qualche iniziativa a sostegno che non fossero le solite chiacchiere.

Nelle difficoltà dovrebbero saper emergere le eccellenze. Capaci di condurre la barca a riva evitando che vada a fondo. Qui invece emergono i solisti di interessi personali ed i “cantastorie” del clientelismo più becero.

Tanto che, in un giorno nebbioso di Novembre, è saltata fuori la candidatura di un giornalista alla presidenza della Lega pro per le prossime (benedette) elezioni. Soggetto mai visto prima occuparsi del calcio di terza serie e dei suoi problemi. Sembra calata dall’alto la candidatura di Marcel Vulpis  (nella foto qui sotto). Sarebbe, Vulpis,  già alla ricerca di consensi. Avrebbe  confidato a  qualche amico della necessità del consenso di trenta club.

Sempre Vulpis sarebbe “sponsorizzato”, forte di una recente amicizia, da quel qualcuno che da sempre ha molto a cuore quel 17%, in termini di voti elettorali, espressi dalla Lega Pro. Spendibili anche in questo caso nella competizione elettorale più importante, quella federale. Ma mai utilizzato per valorizzare la Lega fiorentina e per fornire sostegno alle società di categoria. La maggioranza delle quali, in crisi irreversibile, non conosce il significato da attribuire a una parola tanto cara a Gabri Gravina: la sostenibilità (quella sconosciuta).

Forse quel qualcuno, sempre lo stesso che del termine sostenibilità si è appropriato e riempita la bocca, pensa che i presidenti di serie c (ancor più minuscolo per come l’hanno ridotta) siano ancora disposti a bersi tutto. A farsi ingannare. A farsi prendere per il naso. Ad accettare supinamente decisioni prese certamente in nome e per loro conto loro. Senza mai coinvolgerli.

Questo qualcuno avrà una sorpresa. Il futuro non sarà più cosi. Il tempo dei pupazzi (e dei pupari) sta volgendo al termine. Il tempo per chi ha deluso i vecchi sostenitori e tradito le attese di molti sta per scadere. Un grave errore sottovalutarlo. Un grande errore la presunzione.

E gli errori, lo narra la storia, si pagano. Statene certi!