LEGA PRO, GIUSTO IL CRITERIO DEI CAMPANILI E DEI PULMINI?
Non c’è dubbio. Con l’ultima decisione assunta dalla propria governance, il campionato di Lega Pro, quello “dei campanili e dei pulmini” rischia di trasformarsi, direttamente, in quello degli oratori. Degli amatori. La suddivisione orizzontale dei gironi è partorita in questi giorni. Sulla scorta di uno studio commissionato. Professionisti esterni che certamente non avranno agito per beneficienza. Indica la resa formale e sostanziale della Lega Pro? Proprio di fronte al progetto, più volte ventilato, del proprio ridimensionamento.
Ridimensionamento sarà infatti. Per come abbiamo conosciuto, per decenni, la vecchia e cara serie C. Potrebbe segnarne addirittura la scomparsa.
Giustificare una suddivisione dei gironi, con un criterio da campionato interregionale (la suddivisione orizzontale appunto,) come soluzione buona a contenere i costi è infatti riduttivo. Inaccettabile. Mortificante per l’intelligenza di chi segue, anche solo da tifoso, le vicende della propria squadra. In terza serie.
Non sono certo quelle di trasferta le spese maggiori. Quelle che affossano le società, considerato il bilancio di una stagione.
Comunque sia che la Pro Vercelli (per fare un esempio a caso) vada a giocare a Trieste piuttosto che a Viterbo nelle casse sociali poco cambia. Sempre una notte in hotel dovrà fare. A fronte però non potrà contare sul fascino (e sull’incasso) di un’ipotetica Pro Vercelli-Palermo. Una sfida decisamente più accattivante. Affascinante. Certamente più di un match con la Pro Sesto (con tutto il rispetto e sempre facendo un esempio a caso). Prendete in considerazione, per esempio, la partecipazione e l’interesse dei tantissimi fuori sede a una serie C veramente a carattere nazionale.
Poi, se mi è concesso, non sono certamente i costi di percorrenza quelli che mandano in malora una gestione. Chi, su una base di costo medio di circa 2,5 milioni annui, non è in grado di sopportare una eventuale maggiore spesa per le trasferte, non può fare calcio a livello professionistico. Senza trascurare che, anche in quel caso, si tratta di essere professionali e organizzati. Per risparmiare.
E’ noto anche ai superficiali che, quanto ai costi da sopportare, il macigno più grande e travolgente, per ogni società, è rappresentato dal costo del lavoro. In riferimento a questo annoso argomento se ne parla sempre e tanto, ma nulla è stato fatto, di concreto, per arrivare alla soluzione del problema.
E’ acclarato negli anni che la pressione fiscale è inaccettabile. Non sopportabile. Nessuna forma di sgravio è consentita o riconosciuta.
In aggiunta ci mettono del loro anche i presidenti. Loro che dovrebbero essere i primi a rendersi conto di questo peso. Eppure si continuano ad allestire “rose” con trenta giocatori. A comperare prima di sfoltire. A promettere premi al centravanti di turno se fa gol (ma cosa lo hai preso per fare, caro presidente, un centravanti se non per fare gol, devi pure dargli un premio? Non è già lautamente pagato per quella causa?) o al portiere se non li prende (i gol).
Si dirà che i presidenti affidano gran parte di questi compiti ai direttori sportivi. Che la responsabilità di una eventuale cattiva gestione sportiva e finanziaria è di questi ultimi. Nella realtà non è proprio del tutto così. In ogni caso non è sempre così. I presidenti non sono mai tenuti all’oscuro di quanto avviene nell’allestimento di una squadra. Come dei relativi costi. I budget di gestione si concordano.
Del resto ci mancherebbe altro.
Certo è che taluni presidenti potrebbero scegliere con maggiore avvedutezza i propri collaboratori sportivi. A leggere le cronache di questi giorni, fa un po’ specie notare come, pure in grandi piazze, siano finiti determinati direttori. Alcuni che, nella recentissima storia e sempre in piazze prestigiose, hanno speso e dissipato al punto di far addirittura saltare il banco. Incapaci, tra l’altro, di raggiungere almeno gli obiettivi minimi stabiliti ad inizio stagione.
Per non parlare di quella grandissima piazza sulla quale parrebbe dover approdare un certo direttore. Piuttosto fresco, in quanto a esperienza. Sponsorizzato addirittura da un agente. Una situazione penosa ed inaccettabile per i collaudati e non sprovveduti tifosi di quei colori. Al punto che, con una rivolta social, si sono opposti alla nomina. Al momento messa in ghiaccio.
Ma tant’è. Ai presidenti, forse, basta andare a giocare dietro casa. Per avere l’illusione di spendere meno. E se lo fanno addirittura mettere, nero su bianco. Da una consulenza commissionata dalla Lega Pro. Pagata quindi da loro stessi. Spendere per provare a non spendere. Un’equazione irrazionale. Bestiale addirittura.
Però, contenti loro….