Le bandiere non esistono più, ma evitateci falsi moralismi
Ormai da tempo le bandiere non esistono più, con il ritiro di Francesco Totti si sono definitivamente ammainate. Noi dei “Graffi” ci siamo fatti un’idea riguardo la vicenda legata a Lorenzo Insigne, il quale non rinnoverà il suo contratto con il Napoli e vestirà da luglio la maglia dei canadesi del Toronto, club che gli garantirà un contratto a cifre faraoniche.
Partiamo dal presupposto che questa vicenda è stata gestita male sin dall’inizio sia da parte della società partenopea che dal giocatore e il suo entourage. Come si sa le trattative possono avere o meno un epilogo felice, questa volta entrambe le parti hanno voluto intraprendere strade diverse. Tutto legittimo, non c’è che dire, proprio per questo non capiamo del perché bisogna fare la morale ad un professionista che ha semplicemente respinto l’offerta di rinnovo al ribasso proposta dal presidente De Laurentiis.
Non parliamo di un top player, ma sappiamo tutti l’importanza di Insigne per il Napoli. I matrimoni si fanno in due, questa volta non è stato così. Stampa e opinione pubblica, pronte a fare la morale e trarre giudizi, quando invece non fu proprio così nei riguardi di Gigi Donnarumma, ingrato nei confronti di un club come il Milan che lo ha reso uomo e calciatore. Di fronte ad una generosa offerta di rinnovo da 8 milioni presentata dal club rossonero, il talentuoso portiere stabiese ha preferito i danari parigini, fin qui goduti comodamente dalla panchina.
Detto ciò, non ricordiamo tutti questi moralismi nei confronti dell’attuale portiere del Psg come invece sta accadendo oggi con Insigne, se non dai tifosi rossoneri comprensibilmente delusi. La stampa sa essere accomodante a secondo delle situazioni e dei personaggi in questione, mentre il tifoso medio raramente spicca per la sua oggettività. Bisogna ricordarsi che parliamo di professionisti, ogni calciatore a questi livelli è un’azienda che smuove fior di quattrini. Lorenzo Insigne non è e non sarà l’ultimo di un calcio sempre più globalizzato e sempre più lontano dalla gente.
Il calcio è cambiato, i calciatori sono cambiati, gli interessi sono sempre maggiori, perché stupirsi? La direzione è questa, seppur sbagliata, ma che continua a privilegiare i soliti noti. Quando chi governa il calcio deciderà di dare un taglio a questo giro spropositato di milioni e togliere potere ai procuratori, forse un giorno potremmo tornare a parlare di bandiere, senso di appartenenza e amore per quella maglia baciata più per moda che per sentimento.
Fino a che tutto ciò non avverrà, queste vicende di mercato non fanno più notizia. Altra cosa invece se si vuole strumentalizzare, facendo emergere moralismi di cui ne faremmo volentieri a meno. Tutti vorremmo essere l’Insigne o il Donnarumma di turno, dire che non è così significherebbe mentire a se stessi e abbiamo notato che in tanti sanno mentire veramente bene.