La prematura richiesta di un club di Serie C a Babbo Natale
Mille difficoltà? Facciamo mille e una. Sul neutro di Rende, a porte chiuse, lontano dai propri tifosi, la Urbs Reggina è riuscita a piegare il Siracusa grazie ad un gol di Franchini, talento di proprietà del Sassuolo. Il malcapitato Roberto Cevoli sta dando fondo a tutta la propria pazienza, per tenere unito il gruppo. Rispetto a chi lo ha preceduto su quella panchina e con l’attuale società, non gode nemmeno del centro sportivo Sant’Agata per gli allenamenti. La proprietà, fino ad oggi, gli ha fatto mancare tutto. E si spera che a fil di sirena vengano saldati gli stipendi di luglio ed agosto.
La squadra, a livello tecnico, dopo le prime uscite non sembra affatto superiore a quella della passata stagione. Ma guai a sottoporre l’argomento al ds Taibi, il cui fisico, se camminasse di pari passo con la maturità dialettica, gli consentirebbe di giocare ancora in porta. Ripicche degne di un liceale, in sala stampa. Quale collega vede presentarsi davanti ai microfoni, rigorosamente solo in caso di vittoria, per offendere opinionisti che non gli vanno a genio? Paratici? Ausilio? Leonardo? Tare? Sartori? Ma si rende conto della piazza in cui è andato a lavorare?
In attesa del pronunciamento del Tfn sul caso fidejussione, è la questione stadio a tenere banco a Reggio Calabria. I lavori adesso cominciano, anzi no, ricontrolliamo, lanciamo i dadi, torniamo alla casella di partenza. Con la “nuova” tempistica per sistemare la copertura in tribuna ovest, se ne potrebbe parlare per dicembre. La Urbs Reggina fa prima ad anticipare la letterina per Babbo Natale: i bambini una volta chiedevano il trenino elettrico, in questo caso si potrebbe chiedere uno stadio. Magari trasportabile. Con le rotelle. Un po’ come le case di legno, o i camper.
All’amico Mimmo Praticò, un consiglio spassionato: qualora si ritenga a posto con i gettoni versati in questi anni per ogni singola partita disputata al “Granillo”, nonché per l’affitto relativo agli allenamenti tenuti in questa stagione presso il medesimo impianto, si rivalga legalmente sui responsabili di una situazione che lo costringe ad emigrare di settimana in settimana. La sua società, già in innegabile difficoltà economica e con l’alone di mistero calato sul possibile (per quanto non raccomandabile) acquirente, senza gli incassi relativi a biglietteria e cartellonistica rischia di avviarsi verso il collasso.
Attenzione però: quel “qualora” è grande quanto… uno stadio! Chi è causa del proprio mal, pianga sé stesso.