Il ritorno dello Zar sulle sponde dello Jonio

Cari amici, come vi avevo preannunciato, mi occuperò nei nostri miti, anche dei campioni di calcio che hanno recitato un ruolo importante nella nostra Taranto e non solo. Questa settimana voglio presentarvi un vero leader a livello nazionale. Sto parlando dello Zar Pietro Maiellaro che vestì i colori rosso-blu nel biennio 85-87. 

Centrocampista tecnicamente assai dotato che insieme alle sue giocate geniali, fu meritevole dei cori intonati dalla curva, sullo stile di quelli ricevuti da Maradona e che molti giurano di sentire ancora sugli spalti dello Iacovone 

Prima calciatore nei più grandi club italiani e poi allenatore, è ancora ricordato per i suoi goal, le sue gesta spettacolari, per i suoi assist  e per il suo carattere estroso e caparbio. 

Ho incontrato Pietro, in veste di spettatore, in occasione della recente trasferta dei rossoblu a Campobasso. Impossibile non approfittarne per rivolgergli qualche domanda tra presente e futuro. Ho iniziato chiedendo, appunto, dei suoi interessi sportivi nel presente.

‘’Sto molto bene – ha  puntualizzato lo Zar –  sono perennemente in giro sui campi di tutto il mondo, in cerca di nuovi talenti da scoprire. Soprattutto, in Sud America, sono responsabile scouting di due squadre della massima divisione del campionato colombiano. È un lavoro che mi piace e mi da la possibilità di restare nel mondo del calcio, che poi è la mia passione.’’  

Tempo addietro hai vissuto un’esperienza come ristoratore.

’’ Si, avevo aperto un ristorante al centro di Lucera, dove abito, con un mio socio. Ho tanto studiato in giro per l’Italia, per imparare bene questo mestiere. Mi applico seriamente in tutto quello che faccio. Poi però è arrivato il Covid e sono cominciati i problemi. A dire il vero, venivano a pranzo e a cena così tanti ex calciatori e amici di vecchia data, a cui non mi sentivo certo di chiedere il conto… e loro un po’ se ne sono approfittati. Ho rischiato fin da subito il fallimento (ride). Poi ho lasciato l’attività al mio socio e sono tornato al mio primo amore.’’

Parlando di calcio, quale differenza c’è tra quello che giocavi ai tuoi tempi e quello di oggi? 

’’Ora si gioca un calcio virtuale, tutti giocano nella stessa maniera, senza particolari qualità e con ruoli ben definiti. I gesti tecnici dei nostri tempi, sono veramente pochi, è un continuo correre e sovrapporsi l’un all’altro. Facendo un paragone coi i giocatori di adesso e la musica che siamo abituati ad ascoltare, si può dire che hanno la stessa durata. Siamo abituati a canticchiare le canzoni solo per qualche mese, poi per quanto tempo ce li ricordiamo? Vanno subito nel dimenticatoio.’’

Ci racconti, a distanza di trent’anni, qual è la verità sul tuo passaggio al Bari? 

’’Quell’anno in realtà, ero in trattativa con la Roma, c’era stato un accordo verbale, anche se Liedholm (il tecnico dei giallorossi) mi voleva a tutti i costi. L’offerta era inferiore a quella del Bari ma, preciso, non fu una questione di soldi da parte mia. Il presidente del Taranto Vito Fasano non poté rifiutare la cospicua offerta che propose i Matarrese. Tre miliardi di Lire, più vari appalti  all’ingegnere, il quale era in seri problemi economici e aveva bisogno di lavorare. Fui costretto a firmare per il Bari, non per una motivazione personale, ma perché tutti questi soldi sarebbero serviti alla società rosso-blu, per iscrivere la squadra al campionato di serie B. In alternativa, il Taranto sarebbe rimasto fuori dai giochi, non avendo il denaro necessario per entrare nella competizione. Ricordo che rimasi cinque ore a pensare, prima di trovare il coraggio di apporre quella firma. Certo, ricordo che i tifosi si riversarono tutti in Viale Virgilio, nei pressi della sede. Fui costretto a uscire da una porta retrostante per salvare la pelle. Forse oggi non sarei qui a parlarne (ride). Io a Taranto ci stavo benissimo e ci misi davvero molti mesi prima di riuscire a trovare un equilibrio nella mia nuova squadra. Il motivo di tanto disappunto è naturalmente nel fatto di essere stato acquistato dagli acerrimi nemici nel derby pugliese. Fossi stato ceduto alla Roma, non sarebbe accaduto tutto questo”.

Tu che sei estroverso e simpatico e ti racconti volentieri, hai in mente un aneddoto che ti ha riguardato nel tuo periodo calcistico?

’’Volentieri, era il 1981 in ritiro per un torneo nazionale a Mosca. A questi tempi ero stato acquistato dall’Avellino e mi trovavo in compagnia del mio amico collega Fabrizio Loriero. Decidemmo di fare una passeggiata in città, in attesa dell’ora di pranzo alle 12.30. Conoscemmo  due ragazze che ci invitarono a bere qualcosa a casa loro. Poco dopo arrivò la madre di una delle due, molto agitata e decisamente ‘’incazzata’’, si agitava e ci chiedeva i documenti, minacciando di chiamare la polizia. Dopo un po’ di problemi, riuscimmo a liberarci da questo sequestro e ci riversammo in strada, esattamente in un incrocio, dove bloccammo il traffico, con le braccia in alto e urlando, alla ricerca disperata di una macchina che ci portasse in orario al ritiro. Non si fermò nessuno. Fortunatamente ebbi la brillante idea di sventolare animosamente per aria un fagotto pieno di rubli che avevamo cambiato al mercato. Inutile dire che all’improvviso, tutti gli automobilisti si fermarono intorno a noi, circondandoci e quindi avemmo l’imbarazzo della scelta su quale macchina salire. Arrivammo giusto in tempo per il pranzo. Cosa non fanno i soldi…a tutte le latitudini’’ 

Come vivi la tua stagione, intesa come presente di vita? Cosa ti aspetti dal futuro?

’’Sono una persona estremamente positiva, mi aspettavo molto dal passato, per esempio la nazionale, ma ho agito sempre d’istinto ed ho usato poco la testa e questo non aiuta a raggiungere determinati obbiettivi. Ma a volte oltre al talento, occorre anche l’aiuto di chi può e ti sta vicino. E a me questo, purtroppo, non è mai accaduto. Non sono un tipo rancoroso, ma credo che nei confronti nella vita sia creditore e non debitore . Se mi arrabbio mi passa dopo un quarto d’ora. Non ho avuto figli maschi, ma due femmine, per cui non ho da sistemare nessuno nel mondo del calcio (sorride). Sono convinto che la vita offra a tutti delle buone occasioni. Che le persone si interessino più a te quando non sei sempre presente a tutti i costi. A buon intenditor poche parole’’.