Il pallone “sgonfiato” dai violenti e dai razzisti

Le recenti manifestazioni di razzismo e quelle della violenza, dentro e fuori dagli stadi, impongono una meditazione/riflessione approfondita.
Le norme organizzative interne della Federcalcio ed il Codice di Giustizia Sportiva hanno i contenuti necessari per combattere i fenomeni sopra indicati. Le norme in materia sono di una chiarezza esemplare.
Andrebbero rispettate, ma non lo sono. Accade, da anni, in tutte le categorie. L’attenzione riservata dai media alla massima serie accentua quei fenomeni che invece si registrano ovunque. Anche tra i dilettanti, dove le maglie dei controlli sono più larghe e dove è più facile sfuggire alle sanzioni.

La violenza. Le norme disciplinano il rapporto  tra le Società ed i tifosi. All’interno dei gruppi organizzati (dei tifosi) confluiscono spesso soggetti malavitosi. Non bisogna confondere questi con il movimento ultrà. I dirigenti dei club sono, sempre più sovente, soggiogati ad accettare, da questi personaggi, imposizioni coercitive che con il passare del tempo risultano pretestuose e penalizzanti. Intrighi pericolosi dai quali diventa impossibile svincolarsi.

Un esempio eclatante. I rapporti dei dirigenti della Juventus con una frangia, forse la più esasperata, dei suoi tifosi. Un’esperienza negativa venuta alla luce grazie a una indagine promossa dell’Autorità Giudiziaria. Non ci fosse stato quella azione la Procura Federale, con gli scarsi mezzi investigativi ed il potere limitato a sua disposizione, non sarebbe mai arrivata a nessuna conclusione. Quella indagine penale ha fatto emergere fatti gravissimi. Un tifoso della Juventus, terrorizzato, si è suicidato (non se ne conoscono ancora i motivi reali). Dalle intercettazioni telefoniche si è appurato che con i proventi derivanti dalla vendita dei ticket avuti in concessione dalla Società alcuni rappresentanti della tifoseria si erano addirittura comperati degli immobili. Il giro d’affari economico deve essere stato estremamente consistente. I vertici del club bianconero hanno tremato. Si è addirittura giunti alla decisione di sacrificare una “testa”, quella dell’amministratore delegato identificandolo come “tenutario” di quei rapporti. La dimostrazione palese che si era andati oltre il consentito e che non era più possibile fare retro marcia.
Un fatto è certo. La Juventus intratteneva con una parte dei suoi tifosi (non si sa se lo fa ancora) rapporti vietati dai regolamenti. Lo faceva la Juventus come tutte le altre società appartenenti al sistema calcio. I club sono oggetto di ricatto da parte di soggetti di delinquenza e malavita infiltrati nei gruppi organizzati. Accade, nel nostro Paese, a tutte le latitudini. In tutte le categorie. I club sono “obbligati” a concedere per non essere vittima di comportamenti penalizzanti derivanti dalla responsabilità oggettiva prevista dalle norme.

Oggi all’interno degli stadi entra di tutto e accade di tutto. L’esempio più classico: una componente notevole di soggetti “daspati” violenta, anche fisicamente, il controllo degli steward ed entra impunemente all’interno delle curve. I delegati dei club chiudono un occhio se non tutti e due. Non si spiega altrimenti come striscioni offensivi, come altro materiale proibito dalle norme, sfugga al controllo della ispezione di bonifica all’uopo effettuato nell’imminenza dell’evento.
Questo lungo preambolo per illustrare come, di fronte al fenomeno della violenza, le persone preposte al controllo dalle istituzioni federali possano fare (ed ottenere) ben poco. Quello del daspo ne è l’esempio più lampante. Per far comprendere ancor meglio quanto siano larghe le maglie dei controlli: soggetti daspati sono iscritti all’albo dei direttori sportivi appositamente costituito presso la Federazione Italiana Giuoco Calcio. La dimostrazione di una rete di controllo carente.
Per combattere adeguatamente la violenza occorre l’intervento del legislatore. Nei confronti delle Società e dei suoi dirigenti, come nei confronti di quei malviventi che si sono infiltrati tra i tifosi. Sanzioni penali, esemplari, da comminare senza possibilità di usufruire di condoni o pene con sospensione condizionale. Si darebbero davvero, tutti, una calmata.
Con una osservazione riferita alla convocazione di un prossimo tavolo istituzionale (convocato dal Ministro Salvini) al quale dovrebbe partecipare, tra le altre componenti, anche una rappresentanza dei tifosi suggerita dai club (così almeno è stato riferito a livello di media). Ma come? Non si era detto che i club non debbono avere rapporti con le loro tifoserie!

Sullo studio delle sanzioni penali da comminare sarebbe giusto predisporre un tavolo. Un tavolo di confronto composto da giuristi e veri esperti della materia. Non dirigenti di società che debbono mascherare/nascondere i loro errori comportamentali. Esperti che siano in grado di rappresentare, nella loro cruda realtà, le problematiche che affliggono il sistema calcio. Poi, in virtù delle indicazioni ricevute, sarà il legislatore a identificare e quantificare l’entità più adeguata delle pena.

Razzismo. Si discute molto su questo fenomeno. Non se ne possono però trascurare altri simili. Come le offese e le invettive ad personam esposte con striscioni o gridate a squarciagola con cori di gruppo. La responsabilità oggettiva (prevista dalle norme), sopra accennata, penalizza non poco le Società. Una regola che andrebbe rivisitata di sana pianta. Anche in questo caso esiste un ventaglio infinito nella gradualità delle sanzioni da applicare. Considerando che, come si è soliti dire, la mamma dell’imbecille è sempre incinta. Si parli di un semplice operaio quando di un rinomato professionista. Ho visto fior di “capoccioni”, con al collo la sciarpa della squadra del cuore, trasformarsi in ridicoli dementi ululanti, mischiati nel branco, esternazioni cretine. E’ proprio per questo motivo che rimane più complicata la scelta delle sanzioni da adottare.
In questo caso cosa può fare una società nei confronti di quel branco che decide con il coro continuo del “buuu” di destabilizzare l’equlibrio caratteriale del Koulibaly di turno.

Chiudere uno stadio, una curva o interrompere una partita non risolve il problema. Domanda: in virtù del posto assegnato con il biglietto nominativo e dell’impianto di videosorveglianza posto all’interno dello stadio sarebbe possibile individuare i contestatori? Penso proprio di sì.
Eventualmente fosse positiva la risposta. Daspo per tutti gli identificati con una decisione rivoluzionaria. In considerazione che l’obbligo di firma presso le questure sino ad ora non ha portato risultati positivi e che gli evasori sono tanti, applicazione del braccialetto elettronico a tutti i sanzionati per la durata stabilita dal provvedimento. A chi trasgredisce si interviene con l’apertura un procedimento penale. Vedrai tu come si calmano!