IL CALCIO ITALIANO TRA FALLIMENTI, CHIACCHIERE E INADEGUATI
Ci risiamo !
L’Italia, per la seconda volta consecutiva, ha fallito, questa volta ad opera della modesta Macedonia, la qualificazione ai mondiali. Un disastro catastrofico, un sistema usurato e bisognoso di innovazioni. La vittoria dell’Europeo si è ben presto rivelata come maniera per nascondere la cenere sotto al tappeto.
Ormai siamo maestri nel perseverare negli errori.
I pessimi risultati ottenuti sul campo, soprattutto nell’ultimo decennio, sono frutto di un insieme di situazioni che hanno portato il nostro calcio ad avere una vera e propria involuzione sotto ogni aspetto. Dai problemi riguardanti le strutture, passando agli “orrori” nei settori giovanili (dove non si sfornano più campioni) e finendo alla massima categoria, diventata un campionato poco appetibile. Il calcio italiano sta vivendo una crisi senza precedenti.
Come avviene puntualmente, dopo l’ennesima disfatta, si ricomincia con i soliti proclami, mai seguiti dai fatti. In molti non fanno altro che individuare le cause del fallimento della nostra Nazionale, all’elevato numero di giocatori stranieri presenti nel nostro campionato o nel commissario tecnico da mettere sotto processo.
Il CT azzurro, Roberto Mancini, avrà certamente commesso degli errori, ma bisogna anche riconoscere che nel corso della sua gestione ha raggiunto il massimo con la generazione di calciatori più scarsa degli ultimi cinquanta anni.
La verità è una sola, occorre rifondare tutto. Lo diciamo ormai da fin troppo tempo.
Sarebbe bene una volta per tutte, che il calcio italiano venga governato da profili che non mettano al primo posto le proprie poltrone, ma alla crescita dell’intero movimento calcistico. Fino a questo momento, pura utopia. E’ giunta l’ora di cambiare mentalità, cercando di non essere modaioli come ormai è abitudine fare. Credere con i fatti nei giovani, privilegiando la tecnica e la meritocrazia, invece che farli giocare solo perché lo impone un regolamento che consente alle società di intascare i contributi della Lega.
Allenatori che per poter lavorare devono portare sponsor ovunque, società in mano a procuratori che impongono i loro assistiti solo per proprio tornaconto. Rendere il calcio più sostenibile a tutti i livelli, sia professionistici che dilettantistici. In Italia, anche nel calcio, ognuno rimane al proprio posto come se nulla fosse accaduto. Di fronte ad una disfatta del genere, nessuno si mette da parte.
Nel nostro Paese, è proprio vero che non esiste meritocrazia per chi è bravo e tanto meno punizioni per chi sbaglia. Non paga nessuno, il target italiano non si smentisce mai. A questo punto, siamo proprio curiosi di vedere se verranno attuate la riforma dei campionati e delle norme che consentano la valorizzazione i giovani calciatori indigeni.
Al momento non ci resta che leccarci le ferite e provare tanta vergogna. Dispiace dover toccare con mano, che dalla precedente mancata qualificazione ai mondiali del 2018 ad oggi non è cambiato nulla. Nessun cambiamento, nemmeno l’ombra, tranne la conquista dell’Europeo, impresa che rappresenta un palliativo per un calcio italiano rimasto ancora indietro e incapace di tornare quello di un tempo.