Il calcio italiano è rimasto indietro. Quando a dirlo sono i protagonisti
Nell’ultimo weekend un po’ tutti ci siamo esaltati per la convincente vittoria degli Azzurri in Polonia. Un risultato che, dopo le tante delusioni degli ultimi anni, potrebbe farci sperare in un futuro più competitivo. I miglioramenti della Nazionale, non devono però distrarci dai tanti problemi esistenti del nostro calcio, rimasto ancora indietro sotto molti punti di vista.
Questa volta, ad evidenziare tutto ciò, non è la stampa e non sono i tifosi, ma uno degli allenatori italiani più vincenti di sempre. Lo fa Carlo Ancelotti, attuale tecnico del Napoli, tornato ad allenare in Italia a distanza di nove anni, in cui ha vinto alla guida delle big dei principali campionati europei.
In occasione del Festival dello Sport, il tecnico romagnolo è stato ospite, insieme ad altri due grandi suoi illustri colleghi, Arrigo Sacchi e Pep Guardiola, con i quali ha in comune il fatto di essere un vero vincente . Nel corso di questo importante evento, Carletto Ancelotti ha rilasciato alcune dichiarazioni alla Gazzetta dello Sport. Ha spiegato i motivi per cui il calcio italiano, secondo il suo punto di vista, è rimasto indietro rispetto agli altri paesi europei. A partire dagli stadi, ormai vecchi e obsoleti, per finire alla cultura sbagliata nell’ approcciarsi allo sport.
Tutte problematiche reali e ancora irrisolte. Chi meglio di Ancelotti può mettere in evidenza le differenze tra il nostro campionato e quelli inglese, spagnolo e tedesco? A quanto afferma il tecnico del Napoli, il calcio italiano è ancora ben visto all’estero, nonostante il momento non esaltante. Il problema però nasce quando si affronta il problema delle infrastrutture e quello culturale. All’estero c’è un altro sistema, anche un’altra cultura nel vivere una rivalità sportiva che in Italia è purtroppa basata all’insegna della maleducazione. Il buon Carlo, purtroppo non ci racconta nulla di nuovo, è gravissimo comunque che dopo nove anni il tecnico dei partenopei abbia ritrovato un sistema notevolmente peggiorato o per lo meno involuto.
Queste dichiarazioni dette da un grande professionista, dovrebbero sensibilizzare la FIGC, affinché si comprenda che di questo passo il nostro calcio sarà destinato a rimanere in basso. Per la rinascita non basta il successo in Polonia. Arriverà quando punteremo sui settori giovanili, apriremo più centri federali, rinnoveremo i nostri impianti sportivi senza lasciare che la politica strangoli i progetti delle società. Infine quando tuteleremo i campionati minori. Ognuno deve contribuire nel rispetto dei ruoli a far rinascere il calcio in Italia, con l’obiettivo di una nuova cultura. Mettere in pratica politiche e progetti che ci riportino ad essere i migliori al mondo. Lo stiamo attendendo da tanto tempo, troppo. Speriamo non rimanga un sogno irrealizzabile .