I danni della nuova regola di ricevere il pallone da dentro l’area di rigore

La nuova regola entrata in vigore quest’anno da la possibilità ai giocatori di ricevere il pallone da dentro l’area di rigore, se da un lato consente di iniziare il gioco con un’azione manovrata (che parte dalla difesa) dall’altro ha alimentato a dismisura l’edonismo degli allenatori che vedono nell’opportunità fornita dalla novità un vantaggio.

La possibilità di imprimere il loro marchio indelebile alla squadra, quasi come un corollario della loro personalità da imprimere nella compagine che allenano.
Far partire il gioco da dietro, con i centrali difensivi posizionati dentro l’area (pronti per ricevere dal portiere) e con gli esterni bassi posizionati quasi in linea. Con l’imperativo di non buttare la palla, ma di gestirla con dei passaggi rasoterra, e’ diventato un “must” per moltissimi tecnici che, magari, sprecano tante sedute di addestramento per allenare questi concetti.

Come una sorta di ricompensa per dimostrare la propria mano.

La novità, una volta metabolizzata, e’ stata fatta propria da molti team di serie A e non solo. Non considerando che per attuarla al meglio, bisogna avere difensori abili palla al piede, che non devono andare in difficoltà se pressati dagli attaccanti avversari.

Ma la domanda che ci dovremmo porre e’ quante squadre hanno nelle loro fila difensori “simil Bonucci” con cifra tecnica da centrocampisti? Non molte, ma la cosa che diverte (e inquieta nello stesso tempo) e’ osservare le categorie inferiori, non solo in Italia, con tecnici che impongono a giocatori in chiara difficoltà con il ferro del mestiere, di far partire il gioco da dietro.

Inconsapevoli che la loro scarsa qualità rappresenterà il miglior assist per gli attaccanti avversari Messi davanti al portiere non da una verticalizzazione del proprio compagno, ma da un errato disimpegno del difensore opposto.
Quello che è drammatico e’ che molti allenatori sono persuasi che, far partire il gioco in maniera organizzata dalla difesa, sia il miglior modo di incidere e di fornire il loro “credo” alla squadra. Dimenticano il concetto, fondamentale, che si devono adattare a chi allenano e alle loro qualità tecniche.

Con una considerazione caro mister, se ti vuoi salvare e vuoi mantenere il tuo posto di lavoro. Devi fare risultato. Questa è la verità. Cercando di non commettere errori marchiani. Sarebbe più facile raggiungere l’obiettivo, giocando e allenando la seconda palla dopo la rimessa del portiere. Magari a quaranta metri dalla porta avversaria. Dove se prendi palla hai la possibilità di verticalizzare per le punte, o viceversa (se non riesci a conquistarla) gli avversari devono fare sessanta metri contro una difesa già schierata.

Concetto estremamente semplice, ma che sfugge ai più. Come concetto altrettanto semplice e’ che si può perdere una partita per un appoggio errato del proprio difensore nella volontà di costruire gioco.

Ma dato che nel calcio c’è anche chi ragiona, il buon Massimo Allegri nella recente intervista rilasciata a ESPN (l’emittente televisiva statunitense che trasmette programmi dedicati esclusivamente allo sport), ha dichiarato: “quando la palla viene rinviata, invece di riceverla a 20 metri dalla tua porta, c’è l’hai a 70, se ne vinci 18 su 20 di questi contrasti, e’ più difficile che in due occasioni ti facciano gol”.

Queste dichiarazioni provengono, neanche a farlo apposta, dal tecnico che ha allenato l’attuale miglior difensore palla al piede, Leonardo Bonucci.

E allora? Meditate tecnici!