FLORIANO NOTO, SERIE C A VENTI SQUADRE CON GESTIONE AVVEDUTA
Catanzaro con il vento in poppa. I calabresi non hanno mai nascosto le loro ambizioni di primato. La famiglia Noto, quattro anni orsono, ha preso in mano le redini del calcio giallorosso. Leadership affidata a Floriano Noto, persona di spicco sul territorio calabro, da anni ai vertici dell’imprenditoria regionale. L’ingegner Noto riesce a coniugare la passione per il calcio con ispirata avvedutezza nella gestione finanziaria. La sua perspicacia lo ha facilitato nella conoscenza immediata, seppure non facile, del sistema calcio. Oggi la società del Catanzaro calcio rappresenta un fiore all’occhiello non soltanto in serie C.
Abbiamo incontrato Il Presidente Noto all’indomani della bella prestazione della sua squadra nella gara che ha visto i giallorossi confrontarsi con il Taranto.
Presidente cosa ne pensa del campionato di serie C di quest’anno? Il girone C, il nostro, in cui militano squadra di prestigio, quali Bari, Foggia, Messina, Catania, Avellino, Taranto… una sorta di B2?
La C è sempre stata una categoria difficile da affrontare, ne fanno parte squadre notoriamente storiche quali, per l’appunto, quelle da lei citate. Con queste squadre blasonate, molte delle quali con un passato glorioso alle spalle, in categorie superiori, mi sembra davvero riduttivo parlare di serie C. A volte a causa di varie vicissitudini (problemi economici, fallimenti ecc…) i Presidenti delle società sono costretti a iscriversi in serie C e quindi in qualche modo a subirla più che a meritarla. Io parlerei di una serie B2 o una serie C di livello superiore, se si pensa alle qualità di molti giocatori delle singole squadre. Per non parlare poi, del numero del pubblico pagante e della capienza di tanti stadi che in molti casi superano di gran lunga quelli di serie B.
La sua Società come sta gestendo la questione ‘’stadio’’?
In questo periodo post covid, gli spettatori paganti non superano le 3000 unità, anche se il nostro stadio è di dimensioni normali e messo a norma. Purtroppo Catanzaro ha vissuto in maniera difficile la pandemia, con un alto numero di contagiati e con le rianimazioni degli ospedali al collasso. La nostra città, per via dell’eccessiva paura e attenzione, posta nei confronti del contagio è stata soprannominata ‘’Città panico Covid’. Questo può sicuramente giustificare il numero esiguo degli spettatori sugli spalti. Ma i buoni risultati che la squadra sta ottenendo in campo, porteranno pian piano una ventata d’aria nuova sia allo stadio che in città.
Lei è un importate imprenditore calabrese ed anche uno dei personaggi di maggior spicco tra istituzioni sul territorio. Cosa l’ha portata ad avvicinarsi e ad investire nel mondo del calcio? La passione o cos’altro?
La passione per il calcio e l’attaccamento alla mia città e ai miei colori, mi ha portato ad operare una scelta non facile. Quattro anni fa il Catanzaro rischiò di non iscriversi al campionato professionistico a causa dei problemi legati alla vecchia gestione. Così, consultai i miei fratelli e per scongiurare il peggio decidemmo, tutti insieme, di buttarci in questa avventura sicuramente non facile. La passione è il sale della vita… è quella che fa girare il mondo. Non me ne sono pentito e sto ottenendo buoni risultati.
La classifica dice che il Catanzaro rappresenta l’avversario diretto del Bari per la lotta alla promozione. Secondo lei sarà un duello tra di voi o potranno inserirsi altre squadre per l’obbiettivo finale?
Assolutamente, il campionato è ancora aperto. Certo, il Bari è una corazzata costruita per vincere ed è fortissimo. Poi ci sono, oltre al Catanzaro, il Palermo e l’Avellino che sono squadre ben costruite, la Turris e il Foggia che stanno giocando molto bene, ottenendo risultati. Quasi tutte le partite sono difficili, perché anche le squadre meno forti, soprattutto quando devono affrontare una blasonata, si attrezzano e danno in campo tutta l’anima, per non sfigurare ed essere all’altezza degli avversari. Ecco perché a volte assistiamo a risultati inaspettati, almeno sulla carta. Anche il campo equivale a una recita teatrale, in cui ambedue i Presidente e le rispettive compagini recitano una parte, in cui tutti vogliono fare i protagonisti: vince chi scrittura e recita la parte migliorare.
5) In serie C si evidenziano particolari difficoltà di gestione da parte di tutte le società. Cosa servirebbe, a livello di istituzioni, per alleviare queste problematiche?
Bisogna apportare delle riforme radicali se si vorrà realmente uscire da una crisi che ormai tocca tutte le società. Sono d’accordo con il programma del Presidente Gravina: da sessanta squadre che militano in serie C, bisognerà scendere a diciotto/venti al fine di realizzare una miglior gestione delle stesse. Bisognerebbe istituire inoltre due gironi di B o una C d’élite facendovi confluire le squadre più forti e con una storia calcistica di rilievo alle spalle. La riforma non riguarda naturalmente solo un fattore numerico, bisognerà investire sugli arbitri i quali, attualmente non vengono retribuiti e non vengono probabilmente ben preparati, visto che commettono molti errori di valutazione, naturalmente in buona fede. Mi chiedo, come sia possibile spendere all’incirca due/trecentomila euro per i vari costi di gestione, nell’organizzazione di un incontro di calcio e accontentare un arbitro non con uno stipendio, ma con un semplice rimborso spese. E la valorizzazione della professionalità e del lavoro dove sono? Per non parlare poi delle riforme nel settore giovanile, come l’istituzione di un fondo cospicuo per incrementarlo. Ad esempio, i gironi dei ragazzi sono formati da quattro/cinque squadre che si scontrano tra loro tre volte di fila: un’andata, un ritorno e la terza in casa di chi vince, mancando altre squadre con cui competere. Inoltre ci vorrebbe la realizzazione di nuovi centri sportivi, i quali risulterebbero utili oltre che ai giovani calciatori che volessero avvicinarsi a questo sport, anche come punto d’incontro per l’intera collettività: un servizio, quindi, di importante valenza sociale.