FIGC, STOP AND … BOH! LEGA PRO, GHIRELLI E’ STATO SFIDUCIATO
1) LA SITUAZIONE DEL CALCIO ITALIANO
Ho “carpito”, in parte, un titolo di Rai Tre. Per far capire quale sia l’attuale, triste, situazione del calcio italiano. In mano ai soliti dilettanti allo sbaraglio.
Su questo blog, già in tempi non sospetti, avevo segnalato l’incapacità gestionale di questo “Gabri” Gravina. Basterebbe leggere il suo copioso programma elettorale e i risultati raggiunti (nessuno), per comprendere di che pasta è fatto l’uomo: di fuffa.
Del resto la persona non era stata scelta (candidato unico) per particolari meriti o capacità manageriali.
Un passato da accompagnatore dell’Under 21 (ruolo ideale per il bell’abbronzato) e qualche appalto di ristrutturazione avuto dalla Federcalcio S.r.l. per gli uffici della giustizia sportiva a Via Campania.
Non molto, in realtà. Per candidarsi alla più alta carica della Federcalcio. Dopo Presidenti quali Matarrese, Carraro, o Nizzola, sino ad arrivare ad Abete o Tavecchio.
Personaggi di altra pasta, preparazione e capacità.
2) LA STORIA DI GRAVINA IL LEGA PRO ED IN FEDERCALCIO
Dimenticavo, nel curriculum di Gabri, la gestione della povera Serie C. Nell’era post Macalliana.
Anche in questo caso, dopo 18 anni di governo del grande vecchio, ci si aspettava una svolta epocale. L’arrivo degli sponsor, le televisioni.
Ovviamente non si fece nulla. Neppure raggiungere qualche obiettivo significativo. Tanto che oggi la stessa serie, anche sotto i “colpi” del suo “magnifico” successore, Ghirelli, è oramai scomparsa.
Una cosa positiva c’era stata a Via Jacopo da Diacceto nel periodo di regno del dottor Gravina. Oltre ad un aumento esponenziale del personale (e dei costi) c’era stato l’avvento di lei. Della favorita. L’ottima avvocatessa Faggi: un curriculum nel mondo sportivo di primissimo ordine. Non uno scritto in materia di diritto sportivo. Una causa.Una controversia arbitrale. Nulla di nulla.
Eppure la signorina Faggi delle doti dovrebbe averle avute se “Gabri” (l’appellativo è suo, non dei graffi), una volta nominato Presidente della Federcalcio, aveva sentito, prepotente, il desiderio di portarla a Roma, da Firenze.
I ben informati mi hanno raccontato che la povera ragazza, i primi giorni, si aggirava per via Allegri senza un incarico. “Povera” si fa per dire. Visto il contratto in nostre mani (che prima o poi pubblicherò) che prevedeva un compenso di 10 mila euro al mese.
All’ufficio legale, obiettivamente, non aveva e non poteva avere un ruolo. Visto il totale digiuno della materia. Quindi la stessa soggiornava per ore in Presidenza. A consigliare per il meglio il neo -presidente. A seguire. La sua nomina a Risk Manager della Federcalcio. Figura un po’ misteriosa, ma che suonava bene e poi, a seguire ancora, nominata responsabile dei rapporti fra la FIGC e la giustizia sportiva.
Ruolo ancora più oscuro visto che la Federcalcio, come principio, avrebbe dovuto rispettare l’indipendenza di quei Giudici. Qualcosa però, negli ultimi tempi ,non deve essere andato per il verso migliore. Perché la prediletta dottoressa Chiara Faggi, dal 31 marzo scorso, ha cessato ogni rapporto di collaborazione con la Federcalcio. Bene così. Perché figuratevi come una Corte Federale d’Appello avrebbe potuto giudicare, con serenità, una controversia fra società e Federazione. O di impugnazione di un provvedimento del Presidente Federale. Con questa ragazza che passava svariate ore a Via Campania 47 (ma a che fare?).
Ma fossero stati solo questi i problemi.
Gabri ha sempre avuto un comprensibile debole per il gentil sesso. Sono note, in Federcalcio, le sue storie amorose (la penultima bella è ancora presente nei ranghi federali, era stata spazzata via dalla preferita Chiara).
Che Gravina non avrebbe fatto nulla, in Federcalcio, era preannunciato dal suo prestigioso curriculum. Che sia stato messo lì proprio per evitare che succedesse qualcosa?
Le riforme e il copioso programma elettorale? Buono per sprecare carta. Niente sulla revisione dei pesi elettorali: oggi la Serie C vale il 17 per cento e la Serie B di Balata soltanto il 5. Quel valore, alla Lega Pro, era stato attribuito quando quella serie annoverava 106 società, sparse per tutto il territorio nazionale.
Oggi con le residue 60 (oramai da ridurre ancor più) tale percentuale andrebbe ridotta al 5 per cento e il restante 12 ridistribuito verso la A e la B.
Ti rimane troppo difficile Gabri?
Per affrontare i problemi il nostro era solito organizzare tavoli di esperti. Modello commissioni della politica.
Si fanno incontri, si discute, poi si vedrà. Risultati: zero assoluto.
Anche sulla riforma dei Campionati professionistici. Altra stortura italiana che annovera 100 società (in Germania 56, in Spagna 42, in Francia 40), ovviamente nulla di fatto.
Beccatevi un altro tavolo delle riforme. Ora mi par di sentire il vecchietto di Gubbio che ci racconta dei campanili e dei pulmini.
Ce l’hanno anche in Francia ed in Spagna, dove le compagini professionistiche sono appunto 42, ma non mi pare che il calcio spagnolo sia inferiore al nostro …
3) L’ARRIVO DEL COVID – 19 HA STRAVOLTO ANCHE IL CALCIO
In questo panorama del niente, dei tavoli. Delle amiche. Del Salaria Sport Village, è piombato come un falco, inaspettato, il Coronavirus. Il mondo è cambiato in pochi istanti.
Una valanga di problemi, di morti. Di crisi mondiale mai vista prima.
Il nostro Gabri si è trovato, per la prima volta in vita sua, a dover affrontare un problema.
E mò che faccio?? Panico assoluto. Io qui dovevo giocare con il cerimoniale, con gli Europei, le delegazioni straniere, i pranzi istituzionali. Non sono tagliato per le scelte, le decisioni, i rapporti con la politica. Un disastro. Il povero Gabri non poteva stavolta organizzare il solito tavolo di fuffa. E’ così diventato una sorta di punching ball.
Da una parte la UEFA che vorrebbe a tutti i costi far concludere i tornei, anche se a porte chiuse. Le televisioni pagherebbero lo stesso, magari organizziamo una final eight in campo neutro.
Ceferin mi serve, è potente, magari mi aiuta per qualche carica dove serve apparire e sorridere.
Dall’altra parte, c’è la logica. La pandemia. L’impossibilità di continuare un campionato di calcio con il rischio di finire tutti in terapia intensiva.
E poi c’è lui, il Magno Claudio. Vuole a tutti i costi far vedere che la sua Lazio, costruita con abilità e fortuna da Tare, può vincere, può battere tutti.
A Gabrie’, fai ricominciare a gioca’, non te inventa’ niente.
Ma gli ostacoli sono insormontabili. Quelli della scienza. Il Professor Giovanni Rezza tira la prima mazzata, nella consueta conferenza stampa delle ore 18 tenuta dalla Protezione Civile.
“Il Calcio è uno sport di contatto, non si possono rispettare le prescrizioni, le distanze. Non se ne parla”.
E questo Professor Rezza non è un passante. È il Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore della Sanità.
Apriti cielo.
Ma chi è questo? Come si permette di inserirsi nel calcio? È romanista, traditore.
Il magno Claudio, noto infettivologo, dice al suo addetto stampa di attaccare la scienza.
Ce penso io a ammazza’ il Coronavirus.
E il povero Gabri?
Siamo alle solite. Nell’incertezza ordina la riunione. Ovviamente in audioconferenza della Commissione medica della Federcalcio (un altro tavolo insomma) con il compito (già scritto) di trovare una soluzione. Si può ricominciare dai.
Ma guarda un po’. Il 15 Aprile la Commissione medica FIGC partorisce il protocollo.
Leggiamo insieme qualche passaggio:
“- ritiro chiuso almeno per il primo periodo di allenamento, con la sorveglianza del medico sociale e/o del medico di squadra;
– uno screening (72-96 ore prima di iniziare) a cui si dovrà sottoporre tutto il gruppo. Tali indagini prevedono, oltre all’esecuzione del test molecolare rapido e del test sierologico (con la tipologia che sarà indicata dalle autorità competenti) un’anamnesi accurata, una visita clinica, valutazione degli eventuali sintomi e misurazioni della temperatura corporea ed esami strutturali e analisi del sangue.
– il luogo per l’allenamento deve essere ovviamente sanificato (intendendo per luogo sia il Centro Sportivo, le palestre, gli spogliatoi e gli alberghi. Il protocollo poi si incentrerà nella gestione del ritiro con attenzioni specifiche alle varie attività di allenamento e sull’organizzazione per l’impegno delle diverse strutture …”.
Una sequela di prescrizioni, di adempimenti, di analisi che ancora non si sa come fare … Insomma. Il solito tavolo graviniano di fuffa, ma stavolta condito con termini scientifici.
Il link si trova sul sito federale se volete leggervi tutto il protocollo.
4) LA FIGC PER FAR RICOMINCIARE IL CAMPIONATO DI SERIE A
L’idea sarebbe quindi di prendere tutti i giocatori. Chiuderli in ritiro. Insieme ai magazzinieri. A chi si occupa dei campi. Ai massaggiatori. Ai fisioterapisti. Ai cuochi. Ai preparatori atletici. Ai medici.
Il gruppo, di 70/80 persone, chiuso nel castello, si sottopone ai test, anche alle analisi del sangue.
E poi? E se anche uno solo è positivo? Questo non c’è scritto.
Ma siamo tutti sani, dai. La squadra la infiliamo con tanto di mascherina nel pullman e la portiamo allo stadio. Ma non nel Nord. E’ meglio una sede meno pericolosa.
E lì partitona a porte chiuse. Con contatti, falli, sudore …
Alla fine, tutti ancora sul pullman (non si sa se si può fare la doccia, meglio di no) e si torna nel castello segregati. Ma a distanza.
Una follia, illogica. Inattuabile.
Siamo tutti malati di calcio e vorremmo ricominciare subito. Non così però. È impossibile.
Anche da un punto di vista scientifico.
Castellacci, l’ex medico della Nazionale scuote la testa:
“Maxi ritiro, foresteria per i giocatori e almeno 70 persone, docce differenziate, sanificazione degli ambienti prima e dopo gli allenamenti, tamponi ogni 4 giorni per l’idoneità. Serve anche personale esterno, i medici del calcio non sono stati invitati al tavolo dei protocolli”.
Ma caro Castellacci, te che hai seguito la Nazionale per così tanti anni, ma che vai dicendo?
Non ti abbiamo invitato apposta.
La farsa deve continuare ancora un po’, non mi fate decidere a me, mica sono il Presidente Federale. Chiudere come ha fatto il Basket. La Pallavolo. Le Olimpiadi. Wimbledon.
Quelli so’ fessi. Facciamo finta che si può ancora fare.
E, ancora una volta, di fronte all’incapacità, alla fuffa, al volerci prendere in giro, i Graffi non possono rimanere silenziosi.
Ma questo a chi vuole darla a bere?
Peccato che nel protocollo non è previsto che ci sia qualcuno malato o che si ammala.
Peccato che Cellino, Preziosi, Ferrero hanno già detto che non giocheranno mai. Di fronte alla morte, anche di medici, ai bollettini di guerra, ci mancava questo incapace che vuole fare finta di riprendere.
Embé ma quelli sono Presidenti in difficoltà economica, si sa.
E allora Cairo?
L’uomo più potente d’Italia. Alla testa della più grande banca. Dei giornali più diffusi, compresa la Gazzetta dello Sport?
Lui ha già messo la parola fine. Il Torino non riprende. Chiudete la porta.
Ma poi ammesso e non concesso che questa idea del ritiro possa funzionare, ma quando si potrà riprendere?
E gli arbitri? Staranno chiusi anche loro in un castello? A giocare a “marcondirondirondella”?
Di fronte alla solita fuffa, anche Giovannino Malagò è esploso: “Capisco che il Capo della Federcalcio voglia portare a termine la stagione, ma manca un piano preciso e convincente”.
Ma no? Ancora non hai capito con chi hai a che fare?
Quando, fra qualche settimana, sarà evidente che il calcio non può ancora ricominciare, Giovannino pensaci tu. Mettici un bel Commissario. Che pensi alle riforme dei format. Alle iscrizioni per la nuova stagione. Alle elezioni e al rinnovo di tutte le componenti. Altrimenti con questi non andiamo lontano.
Io sono Gabri. Altrimenti detto: Stop and … boh!
5) LE CONTINUE BUGIE DELLO SFIDUCIATO VECCHIETTO
Chiedo venia. Mi stavo dimenticando del mio amico vecchietto. Merita un capitolo a parte.
Era mia intenzione risparmiarlo. Almeno in questa occasione. Il fatto è che le spara talmente grosse da farmi “scaldare” i polpastrelli. Non riesco ad evitare di coinvolgerlo. Mi ci è voluto soltanto un briciolo di memoria. Cosa che il buon Francesco da Gubbio dimostra, a ripetizione, di aver smarrito.
Nel suo tentativo incessante di autoincensarsi ha più volte ribadito (accalorandosi), con i media ed anche sui canali della televisione di Stato, di essere stato il primo, in Italia, (il 21 febbraio scorso) ad aver percepito la gravità della situazione. Non aveva dormito tutta notte per sospendere Piacenza – Sambenedettese.
Io dico invece che è stato, come suo solito, buon ultimo. E lo dimostro.
Dimentica (o finge) il vecchietto. Offende, appunto, la nostra memoria. Perché successivamente a quella data (il 21 febbraio appunto) nel girone C della serie C si sono giocati ben altri tre turni. Mercoledì 26 febbraio (infrasettimanale). Domenica 1 marzo ed infine domenica 8 marzo. L’ultima partita giocata in Italia è stata Catanzaro – Bari (a porte chiuse) il 9 marzo 2020. Successiva anche a Sassuolo – Brescia (giocata nello stesso giorno alle 18,30).
Francesco caro, siamo stanchi delle tue bugie. Di campanili, pulmini, scioperi, cassa integrazione. Di apprendistato. E chi più ne ha più ne metta. Francesco basta cercare di prenderci per i … “fondelli” (come si usa dire in Umbria, dalle nostre parti). Il latte ci è arrivato alle … ginocchia. Molla la presa. Mettiti da parte. Sei diventato insopportabile. Sei al pari di una favola di Fedro: non ti crede più nessuno. Al tempo, però. Qualcuno ti è rimasto fedele. Sono quelli che io definisco Juke box. Quelli che … basta mettere un gettone e cantano! La realtà, caro Francesco, narra invece che i presidenti, accertata l’incapacità e stanchi della fuffa quotidiana, hanno preso l’iniziativa. Sei stato sfiduciato. Agisci soltanto su loro mandato, come è giusto che sia. Il fallimento generale della tua gestione ti impone oggi di obbedire. La situazione è avvilente. Cosa aspetti a dimetterti Francesco, unitamente ai tuoi vice presidenti e relativi consulenti?