DRAGHI, ALZANDO LA COPPA PENSI ANCHE AI PRESIDENTI …

Un disperato grido di aiuto al Governo. Al premier Mario Draghi in particolare.

Il calcio ed i suoi presidenti (dalla serie A alla serie C) stanno cercando di non affogare in un mare di debiti. Debiti acuiti dalla pandemia. Dai mancati incassi. Dalle ingenti spese che sono obbligati a sostenere.

L’intervento del Governo sembra  essere l’unica ancora di salvezza. Il sistema è da tempo al collasso. Le società non sono state prese in considerazione nei diversi provvedimenti governativi di aiuto alle imprese. Decreti Ristori. Sostegni in primis. Non hanno neppure garanzie su quando si potranno riaprire gli stadi.

Il calendario di serie A è stato fatto. A breve anche le altre due Leghe professionistiche compileranno le varie giornate della loro prossima stagione agonistica. Qualcuno mormora. Minaccia scioperi di non scendere in campo alla prima di campionato. La solita fuffa. Perché i presidenti, grandi imprenditori nei loro settori, non dimostrano poi di avere gli attributi nelle decisioni che riguardano la gestione del sistema calcio.

Il rischio, sempre più imminente, è di far scappare imprenditori seri che, assieme alla passione, ci mettono denaro. Tanto denaro. Ma che non vedono un briciolo di sostegno dal Governo. Non hanno garanzie che, da agosto, si possano realmente riaprire gli stadi. Mancano gli introiti da “botteghino”. Dal marketing. Gli stadi chiusi sono una sciagura. Eppure le società devono continuamente sostenere spese esorbitanti. Maggiori spese causate dalla pandemia. Il tutto senza poter contare sull’aiuto del Governo.

La politica sembra sorda, rispetto alle esigenze delle società. Nessun esponente ci ha messo la faccia. Le società non sanno più come andare avanti.

Sale tuttavia la pressione da parte della Federcalcio nei confronti di Governo e Parlamento: «Per ogni euro assegnato al calcio, il calcio ne restituisce 16 alle casse pubbliche. Nell’ultimo decennio abbiamo ricevuto contributi dal Coni per circa 800 milioni e versato allo Stato oltre 12 miliardi. Non chiediamo indennizzi a fondo perduto, ma pari dignità con gli altri settori industriali». Parole giuste quelle di Gabriele Gravina. Affermazioni pubbliche che però sembrano, al momento, aver lasciato indifferenti Draghi e compagnia.

Forse il Governo è mal disposto verso il calcio?

Per le criticità irrisolte del sistema pallonaro: il calcio deve riuscire ad abbassare i costi. Le società debbono impegnarsi ad essere più virtuose. Ad aumentare i ricavi. La sostenibilità economica di un club deve rappresentare un valore irrinunciabile. Importante come vincere un campionato o ottenere una salvezza. Anche di più.

Le società aspettano un segnale concreto da Palazzo Chigi. Ma anche la compagine ministeriale si aspetta un cambiamento culturale da parte delle società.

Questo è il busillis. Conoscendo il sistema non è roba di poco conto.

Ovvero: vi pare poco? Intanto, nell’ambiente, riecheggia sempre la solita parola. Sostenibilità.

Chi è questa … sconosciuta?