Dizionario enciclopedico e tragicomico del calcio.
Bene amici, inizio da oggi una rubrica che da tempo meditavo di pubblicare. L’ABC del calcio, appunto, tutto condensato, anche in chiave umoristica, in ordine alfabetico. Tre diversi argomenti per ogni lettera, che potrà servire ai profani per avvicinarsi a quello che viene considerato, dalla maggioranza, lo sport più bello del mondo, mentre a chi già se ne intende potrà magari far sorridere su alcuni paradossi.
Bene. Cominciamo con la A ovviamente.
Parliamo subito dell’Allenatore.
Può considerarsi una delle figure più carismatiche e importanti del mondo calcistico, ma anche più “sfigata” al tempo stesso. Se la squadra vince avrà la sua giusta fetta di merito, ma se perde, tranne casi rarissimi la “colpa” sarà soltanto sua!
Il suo compito è quello di dirigere la squadra, appunto allenarla, infondere grinta e sicurezza e guidarla agli obiettivi prefissati.
Sembra facile no? Tutt’altro!
Le variabili sono talmente tante da sconvolgere ogni calcolo matematico. Molte volte un allenatore è riuscito a ribaltare in positivo o negativo singole partite o interi campionati con mosse azzeccate o sbagliate. Molti sono stati gli allenatori epici e famosi del passato e del presente che resteranno per sempre nella nostra memoria. Qualcuno, magari, soprattutto negli anni ’70, per allenare usava si i piedi, ma anche le…mani. Rocco (el paròn) Helenio Herrera (il mago) Bearzot (lo stratega dei mondiali ’82) Liedholm ( l’uomo di ghiaccio) e poi Boskov, Trapattoni, Capello, Lippi, Ancelotti, Allegri Conte e tanti altri che, per brevità, non posso elencare.
Ma quello più simpatico di tutti è stato certamente Oronzo Canà (Lino Banfi) della Longobarda (reso famoso dalla tattica del 5 – 5 – 5…).
A come arbitro
Altra figura emblematica del calcio. Odiato, a priori, da tutti i tifosi. Anche quando non commette errori. L’arbitro è sempre messo sotto accusa. Sembra, agli occhi dei tifosi, una figura inutile, ingombrante, che spezzetta il gioco e reca danno alle squadre. Alcuni lo considerano un calciatore mancato che si vendica fischiando anche falli inesistenti.
Fino agli anni 70 era rigorosamente vestito di nero e ciò deponeva ancor più negativamente a suo sfavore. Alcuni tifosi alludono palesemente a facili costumi delle loro mogli e compagne… Nel recente passato la sua figura è stata notevolmente rivalutata. Intanto ora si chiama più direttore di gara, gli sono stati affiancati il quarto uomo ed il VAR allo scopo, spesso inutile per decisioni assurde della tecnologia, di evitare quanti più errori possibili. Infine è stato liberalizzato il colore (sgargiante) delle loro casacche che ormai da decenni sono anche sponsorizzate e non sono più soltanto nere. Insieme ai guarda-linea forma la terna arbitrale che i giocatori, al contrario dei tifosi, sono, obtorto collo, obbligati a rispettare per evitare di essere espulsi dal campo.
Arbitri famosissimi nel passato sono stati, primo fra tutti, Concetto Lo Bello, suo figlio Rosario, Gonella, Pairetto, Collina (il “pelato” dallo sguardo fulminante), mentre chi si distinse veramente nel male fu un certo Byron Moreno che condannò la nostra nazionale alla sconfitta e fu poi addirittura indagato per i suoi comportamenti scorrettissimi e illegali.
A come Attaccante.
Colui che attacca. Lo dice la parola stessa, ma, se non segna s’attacca… e viene duramente “attaccato” dai tifosi, dalla squadra in cui gioca e dall’opinione pubblica. Se segna viene invece idolatrato più di ogni altro calciatore, ma certo non è facile al giorno d’oggi, con i difensori e i portieri che non sono ingenui come una volta. L’attaccante ha un compito unico, per non essere considerato un “bidone”: segnare o quantomeno far segnare un compagno di squadra.
Gli attaccanti si dividono in 2 categorie: quelli di “peso” cioè alti, robusti, magari un po’ lenti nella manovra, ma potenti, capaci di sfondare (anche da soli) il muro difensivo, forti nei colpi di testa e dal tiro fulminante.
Poi ci sono gli attaccanti cosiddetti “leggeri”. Quelli di altezza media o piccola, sguscianti, rapinatori d’area, astuti e velocissimi.
Tra i grandi attaccanti di “peso” ricordiamo, primo fra tutti, “Giggi” Riva (il mai dimenticato rombo di tuono), Giorgione Chinaglia (Long John), Van Basten, Gullit, Luca Toni e molti altri. Mentre tra i “ “leggeri” (ma solo di nome) vanno nominati i compianti Pablito Rossi e Maradona, Leo Messi, Ronaldo Inzaghi, Baggio, Zola ed altri.
Poi vi è un altra categoria di attaccanti che sono i cosiddetti “bidoni” o “sòle” in (romanesco). Sono quelli che, pur vantando molti gol e complimenti altisonanti in squadre minori, una volta giunti in club importanti si rivelano incredibilmente inconsistenti ed evanescenti! Grandi “sòle” sono stati Calloni (lo “sciagurato Egisto” così sopranominato da Gianni Brera) Chiodi, Andrade (detto “er moviola” per la sua lentezza) Ian Rush, Blisset e un po’ anche Berkgamp nell’Inter. Come Virdis nel suo periodo alla Juventus, (mentre successivamente, nel Milan, fu rivalutato moltissimo vincendo anche tanto) insieme a molti altri sfortunati colleghi che per cause ignote non sono mai riusciti a esprimere il loro talento.
Bene amici , si conclude qui la prima puntata del dizionario, spero vi sia piaciuta e vi aspetto al prossimo articolo. Bye bye cari amici.