COVID-19, IL DIAVOLO CHE NON HA CUORE
Dal giorno della sua prima apparizione a Codogno, il 21 febbraio, si è insinuato piano piano facendosi strada con una velocità impressionate soprattutto in alcune zone d’Italia. Si tratta di un diavolo che ci ha ridotto in uno stato di reclusione totale o quasi, eccezione fatta per gli stupidi di turno che sono, per molti aspetti, anche più pericolosi dello stesso maligno. Mitomani o cosa? Lascio a voi sbizzarrivi con la vostra fantasia. Nel frattempo, lo scenario al quale assistiamo è surreale: strade vuote e un silenzio generale che quasi spaventa, tranne qualcuno che si reca a fare la spesa o per altre inderogabili necessità.
Cosa più angosciante, però, è vedere ospedali colmi che combattono contro un male diabolico invisibile. Molte sensazioni affollano la mente dei cittadini: quanto durerà tutto questo? Nessuno può dare una certezza. Ci si affida a previsioni interlocutorie, basate sulla mera statistica che, a mio avviso, sono più simili alla paura che ti assale dopo aver scoperchiato il vaso di Pandora, un qualcosa di molto simile alle ali di cera del mitologico Icaro.
Il presidente del Consiglio le prova tutte, come è giusto che sia: chiudere tutto, in questo momento, sembra la decisione più saggia. Chiudersi da chi? Da un nemico invisibile che non sai se hai già dentro casa. Il Diavolo o Covid-19, se a voi piace chiamarlo così, non è solo invisibile, ma anche asintomatico. Ma questo è un altro discorso, che non intendo affrontare perché renderebbe ancora più triste il quadro generale della situazione.
Eravamo rimasti alle decisioni del nostro presidente Conte, benissimo. Decisioni drastiche, ma c’è un aspetto molto importante che non bisogna trascurare: lo stato emotivo delle persone che, ogni giorno, giocoforza, sono costrette a starsene chiuse nelle loro dimore con grande forza di volontà. Mi chiedo, quanto potrà durare questa guerra psicologica?
Farmacisti, medici e infermieri in difficoltà, cari che ci lasciano senza possibilità di poter donare loro l’ultimo saluto; sono situazioni che hanno sicuramente un limite di sopportazione. Il tutto è condito – si fa per dire – dalla reclusione forzata (giusta in questo momento) imposta dai piani alti.
Da semplice e comune cittadino mi domando se tutto questo poteva essere evitato – magari con un po’ di considerazione e attenzione in più – verso quella che i nostri professori (molti si sono ravveduti dopo) avevano definito una semplice influenza.
Il Diavolo non ha cuore.
Non guarda in faccia nessuno, tocca ogni età. Si tratta di un colpo di coda che ha fermato il mondo. Lui non ti dirà mai se è un virus che si è diffuso attraverso qualche animale o creato dall’uomo. Sono teorie che lasciamo all’interpretazione di ognuno di noi. Nel caso in cui l’ultimo caso fosse vero, però, sarebbe giusto che qualcuno venisse processato per genocidio.
Stiamo pagando un conto carissimo: sia in termini di vite umane che economico. E’ come vivere sospesi sull’orlo di un precipizio. Anche il mondo del calcio – non poteva essere altrimenti – lancia il suo messaggio di incredulità: tra tutti, riporto quello del centrocampista Kragl del Benevento; il quale, attraverso un portale tedesco, ha palesato l’incredibile situazione che stiamo vivendo, mettendo in evidenza quanto sia importante e vada apprezzata la libertà personale. Guardare fuori dalla finestra e vedere un mondo fermo è qualcosa di surreale.Molti, ormai, se ne sono resi conto. Poi c’è la speranza, quella di Oliver e di tante altre persone, che “tra una o due settimane tutto questo possa sparire”.
Caro Oliver, lo speriamo vivamente. Cerchiamo di essere ottimisti, d’altronde non potremmo fare diversamente. Quindi fiducia, contorniamoci di buon senso e forza interiore, per non lasciare che l’isolamento si trasformi in disperazione. Attendiamo di tornare ad una vita normale e sconfiggere il nemico invisibile.
Oh pardon, io voglio chiamarlo con il suo vero nome: il Diavolo.