“Ciccio” Passiatore. Il suo vittorioso ritorno in panchina 

Ricorderete sicuramente tutti Francesco Passiatore detto “Ciccio”. Classe 71 tarantino DOC. Ha avuto una lunga carriera da calciatore come attaccante, cominciata nel settore giovanile dell’Assitaranto alla fine degli anni 80. Proseguita poi nel Monopoli e nella Juventus, in comproprietà con il Brescia. In serie A.

Proprio nel Brescia Ciccio giocò 4 stagioni, vincendo un campionato e diventando così uno dei primi bomber in “doppia cifra” più ricercato e conteso di tutta la serie C.

Ascoli, Catania , Benevento, Reggina, Monopoli per poi tornare, qualche anno dopo, nel club della sua città. In totale ha collazionato 356 presenze e realizzato 85 gol. Niente male direi!

Ma in Ciccio germoglia la voglia di proseguire, la sua carriera, sempre nel mondo del calcio e dopo aver appeso le scarpini al chiodo si impegna per poter intraprendere quella di allenatore, ricordando l’esempio dei mister che lo avevano allenato e quelli che gli avevano lasciato un segno particolare nel suo modo di pensare e intendere il calcio.

Ma vediamo da vicino cosa Ciccio abbia da raccontarci a tal proposito.

Ciccio, dopo la tua brillante carriera calcistica come si è manifestata, in te, l’idea di iniziare ad allenare?

‘’Sono state sensazioni forti, che mi hanno intrigato,  facendomi desiderare di scoprire cosa significasse essere dall’altra parte nelle vesti di chi allena una squadra. Sono state fonti di ispirazioni per me i più importanti Mister che mi avevano allenato negli anni precedenti, tra i quali Lucesku, Simonelli, Pillon e Jaconi. Tutti molto bravi, ma non potrò mai dimenticare Lucesku che ebbi la fortuna di incontrare nel Brescia. Allenatore della nazionale Rumena e di tanti importanti club Europei. Uomo di grande spessore che, con le sue doti tecniche ha saputo fare la differenza.’’

 

Ma come è cominciata concretamente la tua carriera da allenatore e come ti sei sentito proiettato verso il futuro di questa carriera?  

’Sono una persona molto ambiziosa e voglio vivere sempre al massimo. Il calcio per me è vita e sia da calciatore che da allenatore, l’importante è poter operare sul rettangolo di gioco, che rappresenta il mio mondo. Quando ho smesso di giocare ho fatto l’osservatore di ragazzi, pian piano si sono accorti che a livello tattico sapevo guardare la partita e interpretarla così, grazie alla fiducia che mi è stata concessa, sono anche riuscito a scoprire giovani talenti, alcuni dei quali giocano ancora oggi in serie B come Murano e Partipilo. 

Ho cominciato ad allenare nel 2011, con la Beretti del Taranto, dopo una sola stagione mi è stata affidata la guida della prima squadra (in C1) ed ho continuato per altri due anni. Era il periodo del presidente D’addario, epoca difficile come ricorderete. Passare ad allenare i rossoblu per me, che ero stato anche un giocatore, non fu facile. Rapporti tra ex colleghi che si incrinarono, invidie , gelosie, venni anche accusato di essere presuntuoso e naturalmente tutta questa acredine non giovò alla tranquillità dello spogliatoio. Io ho sempre saputo distinguere i rapporti di amicizia da quelli del lavoro, ma quando tutto ciò si mischia senza un equilibrio, si finisce per sfasciare tutto ciò che si è creato.’’ 

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Ed invece con il Monopoli cosa è successo ?

‘’A Monopoli nonostante avessi portato la squadra ai play-off, vincendo la coppa Italia, non sono stato riconfermato, senza ricevere, al proposito, neppure una telefonata né una spiegazione.’’

Questo mondo del calcio che stai descrivendo appare, quindi, cinico e spietato… Quali sono invece le esperienze che ti hanno insegnato qualcosa di positivo?

‘’Mah….di positivo sicuramente la realtà degli anni 90, quando da ragazzo ho girato in lungo e in largo l’Italia ed ho conosciuto tante realtà diverse, che mi hanno fatto crescere sia in campo lavorativo che personale. E comunque le esperienze negative sopra citate mi hanno aiutato a crescere ed a maturare. Ma questo lo si capisce solo quando si raggiunge una certa età, specie io che da ragazzo ero molto impulsivo, che certamente non mi ha molto aiutato, anzi…’’

Successivamente al Monopoli, come hai proseguito la tua vita lavorativa?

‘’Ho cercato di fare colloqui e di presentare i miei progetti alle varie società, ma quasi sempre ho trovato un muro insormontabile, offuscato da una miriade di compromessi a cui non mi sono mai voluto piegare, a costo di restare a casa senza panchina e quindi qui torna il mio carattere fermo e deciso… per me una cosa o è bianca o è nera, non esiste il grigio.’’

Ma di che compromessi parli?

‘’Beh….parlo dei cosiddetti allenatori con lo “ zainetto”, ossia quelli che per cercare di lavorare devono portare alle società interessate uno o più sponsor di grande livello per potersi pagare da soli lo stipendio, o anche cedere al ricatto di essere assunti, ma con una serie di condizioni e paletti facendosi imporre di far giocare questo o quell’altro giocatore indipendentemente dalla meritocrazia. A me queste situazioni, note agli addetti ai lavori, non sono mai piaciute perché credo nei principi sani. Per me dovrebbe andare avanti chi è meritevole nonostante io sia stato penalizzato molte volte nella mia carriera, proprio per via del mio modo di pensare ed agire.’’

Dopo la tua ultima panchina al MILANO CITY è arrivato un periodo buio. Di cosa ti sei occupato in attesa di tornare ad allenare?

‘’Per restare comunque nel mondo del calcio ho fatto il commentatore tecnico per ELEVEN SPORT che è un emittente televisiva che si occupa di serie C. Ma questo giusto per restare nel mio mondo e rimanere aggiornato suli argomenti che mi interessano in attesa di poter tornare ad allenare.’’

Hai passato 2 anni a casa. Che sensazione hai provato per questa esclusione improvvisa dal mondo del calcio?

‘’Mi sono sentito davvero demoralizzato, pervaso da un grande sconforto e segnato da una sconfitta troppo grande e immeritata. Pensi di essere diventato di colpo un “ brocco” e di non servire più a nulla. Vai a parlare di qua e di là, ma tutte le porte ti si chiudono in faccia.’’

 Va bene, ma penso che qualcuno ti avrà pur dato una mano in questi due anni…..

‘’Certo! La mia famiglia sicuramente. Mia moglie e i miei splendidi figlioli che mi hanno supportato, ma più che altro sopportato…(ride) senza di loro non avrei retto al colpo.’’

Poi la carta ha cominciato nuovamente a girare (per quel che io sappia) ed il sole è (ri)comparso nuovamente all’orizzonte. Da circa un mese tu sei il nuovo allenatore del Sava, in Eccellenza. Contento? come sei arrivato a questo sodalizio?

‘’Avevo già avuto contatti con il presidente del Sava, Giuseppe Vinci, un imprenditore capace e con le idee chiare e tanta voglia di far bene. C’è stata subito unità d’intenti, il presidente ha creduto in me dandomi fiducia e la possibilità di rientrare nel mio mondo dopo due anni davvero bui.’’

Tu che sei abituato a categorie superiori come hai vissuto questo esordio su una panchina in Eccellenza?

‘’Beh… col tempo ho compreso che bisogna sapersi adeguare e rimettersi sempre in discussione. Porterò avanti il mio compito con la serietà e l’impegno che mi hanno sempre contraddistinto.’’

A solo un mese dalla tua nomina hai giocato soltanto 5 partire ed hai conseguito ben 5 vittorie consecutive. Ha portato il Sava al secondo posto in classifica dietro il Martina. Te lo aspettavi? come vivi questa rinascita, con i tuoi 50 anni?

‘’Siamo andati bene ed anche oltre le mie aspettative . Questa è una scommessa che stiamo vincendo tutti insieme e che mi sta ripagando di tutte le sofferenze vissute negli ultimi due anni. E’ una sensazione bellissima anche se avrei voluto … (rinascere) prima…. (si ride tutti insieme).’’

Bene, grazie caro “ Ciccio” Passiatore, i nostri migliori auguri per un futuro sempre più roseo.  Pieno di successi e soddisfazioni. E …forza Sava!