CALCIO ITALIANO,  QUANTO E’ DURA PER I GIOVANI

L’Europeo conquistato dalla Nazionale azzurra di Roberto Mancini, non ha cambiato la mentalità  presente nel calcio italiano, quella di non puntare sui propri giovani. In passato abbiamo  parlato più volte di questa tendenza che non consente all’intero movimento calcistico italiano di crescere ed essere al passo di altri paesi dell’Europa.

Per i giovani, l’Italia è un paese difficile sotto ogni aspetto. L’impresa di Wembley ha dato l’illusione che le cose potessero cambiare, invece sappiamo tutti che non è mai stato così. Quell’Europeo è un’opera d’arte di Roberto Mancini, sicuramente non frutto di un sistema che continua a perseverare negli errori commessi .

Nella semifinale di Nations League, la Spagna ci ha fatto tornare con i piedi per terra, dandoci una lezione di calcio schierando in campo diversi 2003 e 2004. In Italia, invece consideriamo ancora calcisticamente giovani i ’97 e lasciamo nell’Under 21 validi centrocampisti come Tonali o in panchina talenti del calibro di Raspadori (nella foto di copertina). Manca il coraggio e la giusta mentalità per abbattere un muro sempre più insormontabile. I media hanno preferito focalizzare l’attenzione sulla lunga striscia d’imbattibilità degli azzurri e non sul fatto che sia priva di giovani.

C’è voluta la sconfitta con la Spagna dei Gavi , dei Pedri, a ricordarci che la vittoria dell’Europeo è fine a se stessa se non siamo poi in grado di apportare un cambio generazionale. Molti potranno dire è facile parlare adesso, noi rispondiamo che si è verificato quello che temevamo dopo il trionfo in terra inglese. Settori giovanili, talenti, strutture, scouting, sono tutti termini utili per fare propaganda e proclami, senza poi trovare alcun riscontro nei fatti.

Sono poche le società italiane che investono seriamente nei settori giovanili, il resto tende ad improvvisare. Nella nostra Serie A non c’è spazio per i ‘03 e ’04, dalla Lega Pro in giù i giovani non giocano perché lo meritano, ma solo perché alle società fa comodo incassare i contributi della Lega. Per non parlare di chi porta sponsor nelle società pur di diventare professionista, altra piaga di un calcio da rifondare. Se non si capisce al più presto l’importanza di puntare sui settori giovanili, affidando i ragazzi a gente qualificata non potrà esserci un futuro roseo per il nostro calcio.

Spagna e Inghilterra, da noi eliminate agli Europei, possono contare su una generazione di talenti in grado di renderle competitive per diversi anni. I nostri giovani hanno meno opportunità di crescere e coltivare il proprio talento, tanto da arrivare al punto di appendere gli scarpini al chiodo ancor prima di iniziare.  L’Italia è un posto difficile per i giovani, valutati principalmente sull’aspetto fisico e che siano disciplinati tatticamente. Bisogna dare una svolta definitiva se vogliamo che l’Italia calcistica torni a sfornare campioni. E’ giunta l’ora di premiare il talento e valorizzarlo, ne abbiamo un forte bisogno.

Viviamo in un’Italia che già ha tolto tanto ai giovani,  è ora di  capire,  una volte per tutte, che questi ragazzi rappresentano il futuro e la speranza di un paese che non può più essere ancorato ad una mentalità che ci obbliga a rimanere sempre un passo indietro rispetto ad altri.  C’è bisogno degli eredi di Baggio, Totti, Del Piero, ne esistono in giro per l’Italia, basta solo saperli individuare senza farli passare tra le mani di venditori di fumo e figure sbagliate. Come ancora avviene, purtroppo.