A’vin, a’vin sott ca t fazz balla’ a Tarantell…!

Carissimi, quando ero bambina spesso frequentavo l’oratorio di San Giovanni Bosco e anche i campetti di calcio adiacenti. Quante volte mi è capitato di sentire la frase del titolo (che sicuramente gli ultra cinquantenni ricorderanno con nostalgia) da parte di baldanzosi ragazzotti (panarijdd) che sfidavano i loro coetanei nel cercare di sottrargli il pallone mentre loro, invece, cercavano di sgusciare via in dribbling.
Questi movimenti a zig-zag dei due ragazzini che si  contendevano il pallone, sembravano effettivamente i passi frenetici di una famosissima danza nata, dice la leggenda, proprio a Taranto: la tarantella.

Pare infatti che nelle campagne dei paesi tarantini fosse presente un pericolosissimo ragno scuro: la tarantola.
Quando questo ragno mordeva (soprattutto le donne perché più impegnate nei lavori di raccolta dei prodotti della terra) pare che il suo veleno producesse delle scariche nel sistema nervoso, tali da procurare movimenti convulsi che parevano  una danza, appunto la famosa tarantella.

Quanto di vero ci sia in questa leggenda non è dato sapere, ma di sicuro nei paesi tarantini prima e successivamente in tutta la Puglia e poi ancora in tutta Italia la danza della tarantella è molto conosciuta e il ragno tarantola effettivamente esiste e pare che abbia preso il nome proprio dalla città di Taranto che secoli fa ne era infestata.

Ma il mito della tarantella non si ferma qui. Pare che la persona “attarantata” cioè morsa dalla tarantola dopo una prima serie di convulsioni e quindi di “tarantelle” cadesse in uno stato di torpore e preferisse giacere nel letto con gli occhi fissi e le membra completamente immobili. I familiari quindi provvedevano subito a chiamare dei musicanti ad hoc che con i loro strumenti (tamburelli, fisarmoniche, organetti, nacchere ed altro) provocavano altre “crisi” di tarantella al malcapitato a cui partecipavano anche i familiari. Tutto alla fine si concludeva con una grande festa poiché “l’attarantato” alla fine guariva sfogando questi impulsi elettrici provocati dalla tarantola nei ripetuti  balli di tarantella.

Una volta un mio professore di lettere azzardò una spiegazione a tutto questo: la tarantola esiste davvero, ma il suo morso è quasi innocuo, quindi probabilmente la prima serie di convulsioni sarebbero dovute al prurito e alla paura scatenata dal morso. Il successivo stato di torpore era dovuto alla notevole stanchezza per il lavoro dei campi e allo shock nervoso dovuto all’aggressione da parte del ragno. La musica finale era una semplice scusa per poter fare un ballo in famiglia come era usanza dell’epoca non avendo altro svaghi.
In definitiva, è difficile stabilire con certezza quanto sia leggenda e quanto verità, ma di certo nei paesi in provincia di Taranto, Brindisi e Lecce spesso a chi sbraita e gesticola vistosamente ci si rivolge scherzosamente dicendo: “ma ce t’a pizzicato, la tarantola”?

Carissimi, ora devo lasciarvi, ma vi consiglio, soprattutto a Settembre, di partecipare  alle tarantelle che a volte vengono organizzate in varie masserie di campagna, ma mi raccomando…

Occhio al morso della Tarantola!