Avellino, per tornare grandi occorrono competenza e professionalità
Tra le nobili decadute del nostro calcio, c’è anche l’Avellino, catapultato nell’infernale Serie D per le inadempienze di Walter Taccone. Il club irpino, si è trovato costretto a ripartire dal girone G dei Dilettanti, con una proprietà forte economicamente che però non sembra avere al suo interno professionisti competenti dal punto di vista tecnico/sportivo. Il riferimento è rivolto al direttore sportivo Carlo Musa e all’allenatore Archimede Graziani, entrambi sin qui protagonisti di un lavoro non certo brillante.
L’Avellino, nonostante le previsioni della vigilia, continua ad avere un andamento altalenante sul piano dei risultati. I bianco verdi perdono le distanze dalla vetta. Il rammarico sta proprio nel fatto di non avere in società uomini di calcio. La società è capitanata da un grande imprenditore come De Cesare (Sidigas). Il manager che ha fatto grandi cose nel mondo del basket portando Avellino ai vertici europei. Il calcio ad Avellino è da troppi anni in mano a gente incompetente e non rispettosa della piazza. Dirigenti propensi a seguire i propri interessi che quelli dei colori cittadini che vantano una gloriosa tradizione sportiva.
Chiusa l’era Taccone, a quanto pare è cambiata la forma ma non la sostanza. Gli irpini continuano ad essere ostaggio di individui non all’altezza. Una proprietà che dispone di importanti risorse economiche apre a progetti ambiziosi. Diventa però tutto inutile se si contorna di profili tecnici e sportivi non all’altezza. La rosa allestita da Musa e Graziani, conferma ciò che il campo evidenzia. Avellino merita di tornare grande guidata da professionisti che sappiano fare calcio.
Il calcio ad Avellino avrà un futuro importante. Tornerà ai livelli che gli competono, occorre solo fare pulizia a partire da subito, iniziando magari a liberarsi di un diesse e di un tecnico a dir poco inadeguati. Auguriamoci accada nei tempi e nei modi più appropriati, in modo da non dover poi recriminare “noi ve l’avevamo detto”.